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L’Ultima Cena di Leonardo da Vinci è disponibile in alta definizione

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Buone notizie per chi è appassionato della storia e delle opere di Leonardo da Vinci. Una delle sue opere più famose, l’Ultima Cena, che si trova nel Refettorio del Convento di Santa Maria delle Grazie a Milano è ora disponibile in alta definizione on-line per poterla ammirare da casa. Il merito va, ancora una volta, alla collaborazione con Haltadefinizione e la Direzione regionale Musei Lombardia.

ultima cena leonardo da vinci

L’opera è disponibile sul sito Web Cenacolo Vinciano, dove è possibile ammirare nel dettaglio l’opera del maestro arrivando ad esaltare zone che difficilmente (anche di persona) sarebbero visibili con tale precisione. Inoltre sono disponibili una serie di informazioni sull’Ultima Cena di Leonardo da vinci per contestualizzare ulteriormente il dipinto.

L’Ultima Cena di Leonardo da Vinci in alta definizione

L’Ultima Cena riprende quello che è un rito della Pasqua ebraica (Pesach) con una cena rituale per ricordare quella che il popolo ebraico avrebbe consumato prima della fuga dall’Egitto. Il poliedrico artista ha però cambiato ciò che i commensali consumano durante la cena: niente pane azzimo, charoset (pasta dolce con frutta e noci), agnello arrostito e vino. Piuttosto cibi che potevano essere consumati tipicamente nell’epoca dell’opera.

ultima cena

La digitalizzazione del dipinto si inserisce all’interno di un contesto per ammodernare gli strumenti dedicati alla cultura. Per esempio con il nuovo sito Internet del Cenacolo Vinciano, la realizzazione di un’applicazione disponibile per iOS e Android e l’arrivo sui canali social come Facebook e Instagram.

Certo, la digitalizzazione non vuole essere una sostituzione alla visita fisica. Lo ha detto chiaramente la direttrice regionale dei Musei della Lombardia Emanuela Daffra. Questo genere di operazioni portate avanti da Haltadefizione e da altre realtà sono uno strumento ulteriore per diffondere la cultura (soprattutto durante una pandemia).

leonardo da vinci

Ricordiamo inoltre che le visite all’Ultima Cena, anche prima della pandemia, erano piuttosto richieste mentre la conservazione del dipinto impone tempi stringenti di permanenza nella stanza. Luca Ponzio (fondatore di Haltadefinizione) ha anche aggiunto che “nel 2007 il Cenacolo è stata la seconda opera acquisita da Haltadefinizione, una ripresa da 16,1 gigapixel che per anni è rimasta l’immagine digitale più grande del mondo mai realizzata. Con questa nuova iniziativa dedicata all’Ultima Cena vogliamo allargare la conoscenza delle opere attraverso un nuovo strumento che permette di creare storie, dei veri e propri percorsi di visita guidata virtuali per l’approfondimento di uno, o più, capolavori a disposizione nella nostra image bank”.

Fonte: fotografidigitali.it

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Uno sguardo nel labirinto della Storia, il nuovo libro di Maurizio Galimberti

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Non è la prima volta che scriviamo di Maurizio Galimberti, fotografo noto sia in ambito nazionale ma anche internazionale per la sua particolare tecnica fotografica. Recentemente è stato pubblicato il suo ultimo libro dal titolo Uno sguardo nel labirinto della Storia che racchiude “un secolo di storia raccontato attraverso lo sguardo fotografico e compositivo” del fotografo.

maurizio galimberti

L’ultimo libro di Maurizio Galimberti

Come scritto sopra, è difficile per un appassionato del mondo della fotografia non conoscere Maurizio Galimberti. Questa volta l’artista ha deciso di sperimentare la tecnica applicandola a un periodo decisamente lungo che copre dal 1917 al 2018. Un secolo di storia.

I soggetti sono diversi e prendono in prestito immagini tratte da film iconici, come La Grande Guerra, e dalle altre situazioni tragiche che hanno sconvolto il secolo scorso che vanno dalle esplosioni nucleari statunitensi alle persone nel ghetto di Varsavia. Non potevano mancare anche figure che hanno segnato un’epoca come Che Guevara o Aldo Moro ma anche al recente tema delle migrazioni.

maurizio galimberti foto

Come sempre, Maurizio Galimberti, prende le immagini e le scompone per poi ricomporle in una “nuova forma” ma sempre contraddistinte da “rigore matematico” e uscendo dagli schemi della classica fotografia d’autore. Con Uno sguardo nel labirinto della Storia si potrà così rivivere il passare del tempo, con occhio nuovo, quello dell’instant artist.

Ricordiamo che Maurizio Galimberti è nato a Como nel 1956 per poi trasferirsi a Milano dove vive e lavora. Scopre il mondo della fotografia, dietro la macchina, con una fotocamera ad obiettivo rotante Widelux. Nel 1983 passa poi al sistema Polaroid che l’ha definitivamente consacrato.

Nel corso del tempo, a partire dalla fine degli anni ’80, inizia a sperimentare la tecnica del mosaico fotografico con la fotografia ritrattistica. Il primo a essere immortalato è il figlio Giorgio Galimberti, ma seguono anche personaggi come Michele Trussardi, Carla Fracci e Mimmo Rotella.

galimberti libro

All’inizio degli anni ’90 inizia la collaborazione con la divisione italiana di Polaroid che porta pochi anni più tardi alla realizzazione del libro Polaroid Pro Art. Tra i riconoscimenti internazionali c’è il ritratto di Johnny Depp al Festival del Cinema di Venezia del 2003 che arriva fino alla copertina di Times Magazine (ma nella sua carriera ha fotografato anche Lady Gaga, Chuck Close e Robert de Niro). Non solo persone, ma anche paesaggi e architettura e città sono i soggetti di Maurizio Galimberti.

Non manca il racconto di città come Parigi, Lisbona alla fine degli anni ’90. C’è poi progetto legato all’Italia (2003) mentre nel 2006 sbarca a New York, città alla quale dedicherà anche un altro lavoro nel 2010. Ma dopo la prova oltreoceano toccherà anche a Berlino, Venezia e Napoli. Ci sono poi collaborazioni che spaziano dall’A.C. Milan, a FIAT oppure a Kerakoll Design. Innumerevoli sono poi i volumi con vari soggetti o idee, che vanno dal design, alla rappresentazione artistica e a Gennaio 2019 è stato pubblicato il volume Il Cenacolo.

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Fonte: fotografidigitali.it

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Ritorna Canon Academy On Air con nuovi appuntamenti settimanali

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Ritorna l’appuntamento settimanale con Canon Academy On Air, la proposta formativa del produttore nipponico rivolta a tutti gli utenti. Nuove esperienze sempre con ospiti d’eccezione del mondo della fotografia e del videomaking per imparare nuovi concetti e trucchi per migliorarsi. Il tutto comodamente dalla propria casa grazie all’esperienza on-line. Il primo appuntamento di questa nuova serie di corsi è stato il 18 Marzo 2021 e, per chi si fosse perso la puntata, è possibile recuperarla on-line nell’archivio delle dirette.

canon on air

Torna la Canon Academy on Air!

Canon Academy on Air si rivolge a un ampio numero di utenti che vanno da quelli professionali, ma anche agli appassionati o a chi si sta approcciando in questo periodo al mondo della fotografia. Gli utenti potranno scegliere i corsi che più si avvicinano alle proprie esigenze e ovviamente ascoltare quanto hanno da dire i professionisti del settore invitati.

Diversi gli argomenti così come gli stili affrontati. Per esempio si spazierà dalla fotografia naturalistica, a quella di paesaggi, ma anche alle più complesse come di reportage. Inoltre, guardando all’ambito della vendita, ci saranno esperienze legate alla parte espositivo o per l’e-commerce, fotografia per i matrimoni e infine il videomaking.

canon on air

Tra gli ospiti troveremo nomi di rilievo tra i Canon Ambassador come Guia Besana, Paolo Verzone, Gabriele Galimberti, Felicia Cisco, Bruno D’Amicis, Fabio Mirulla, Davide Bernardi. Ci sono poi i docenti della Canon Academy come Alessandro Tiraboschi, Mariano Bevilacqua, Andrea Benedetti, Giorgio Maiozzi e ospiti come Riccardo Andreaus, Gabriele Pavan, Emanuele Bonapace ma anche Nicolò Filippo Rosso, Donatella Nicolini e altri.

Il sito, come detto, comprende anche una parte “d’archivio” dove chi non ha potuto partecipare alle dirette potrà “recuperare” la lezione per conoscere comunque le informazioni e le lezioni apprese. Inoltre sul sito dedicato a Canon Academy on Air sono presenti altri consigli utili per diverse esigenze, dalla fotografia, ai video alla stampa.

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Fonte: fotografidigitali.it

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A Graciela Iturbide il Sony Outstanding Contribution to Photography 2021: America Latina in primo piano

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Negli anni i Sony World Photography Awards, nati dalla collaborazione tra il marchio nipponico e la World Photography Organisation, sono diventati uno degli eventi più importanti del panorama fotografico a livello globale. I premi permettono di avere uno spaccato molto variegato dello stato della fotografia a livello mondiale, vedendo sia la partecipazione di amatori, sia di professionisti, su un ampio spettro di categorie.

Resta uno dei capisaldi degli awards anche il premio Outstanding Contribution to Photography, che invece guarda alla storia della fotografia e ogni anno permette di gettare nuova luce sul lavoro di quei fotografi che hanno dato un contributo fondamentale al suo sviluppo.

In alcuni dei suoi primi anni un po’ troppo concentrato sui fotografi nordamericani, il premio Outstanding Contribution to Photography, nell’ambito dei Sony World Photography Awards 2021, quest’anno guarda all’America Latina ed è stato assegnato alla fotografa messicana Graciela Iturbide.

Nata nel 1942 a Città del Messico ha avuto da giovanissima il suo primo contatto con la fotografia, tramite gli scatti del padre, fotografo amatoriale. Nel 1969, all’età di 27 anni, decide di seguire la propria passione artistica e si iscrive al Film Center dell’Università Nazionale Autonoma del Messico, dove si dedica in particolare alla fotografia.

Foto Graciela Iturbide

In un periodo in cui gli occhi che guardano al Messico attraverso il mirino di una fotocamera sono soprattutto stranieri, Graciela Iturbide svolge un ruolo molto importante per documentare l’identità del paese dall’interno, in particolare avvicinando le comunità indigene. Nel 1978, proprio nell’ambito di una più ampia iniziativa volta al recupero delle culture indigene, l’artista riceve dall’Archivio etnografico dell’Istituto Nazionale dei Popoli Indigeni l’incarico di fotografare le popolazioni indigene del Paese, dando così vita ad alcuni dei suoi lavori più famosi e riconosciuti a livello internazionale, tra cui Los que viven en la arena (Coloro che vivono nella sabbia). Al fianco dell’antropologo Luis Barjau, Graciela Iturbide si integra nella comunità indigena nativa dei Seri per studiarne le usanze e documentarne lo stile di vita, con una particolare attenzione alla necessità loro imposta di adeguarsi al capitalismo. Graciela guarda alle comunità non con occhio distaccato, ma offre la offre la prospettiva di un osservatore che desidera comprendere e prendere coscienza della propria cultura.

Nel commentare il proprio lavoro e il premio conferitole, Graciela Iturbide ha sottolineato: “Sono lieta e onorata di ricevere questo premio. Questo tipo di riconoscimento è un forte stimolo a continuare con il mio lavoro. Tutto ciò che ho fotografato nella mia vita ha nutrito il mio spirito e mi ha spinta a ripetere l’intero processo più e più volte. Per me, la fotografia crea un sentimento di comprensione verso ciò che vedo, ciò per cui vivo e ciò che sento ed è un ottimo pretesto per conoscere il mondo e la sua cultura“.

Dal 15 aprile, la World Photography Organisation presenterà sul proprio sito web una mostra virtuale in cui ammirare 25 tra i capolavori della fotografa. Le immagini, personalmente selezionate dall’artista, rappresentano alcune tematiche e tappe fondamentali nei suoi cinquant’anni di carriera e comprendono alcune delle sue foto più emblematiche come Nuestra Señora de las Iguanas (Nostra Signora delle Iguane) e Mujer ángel (La donna angelo) e raccoglie anche testimonianze dei viaggi dell’artista in Italia, negli Stati Uniti e in India, con un occhio di riguardo alla natura e al suo interesse verso la spiritualità e il simbolismo insiti in quest’ultima.

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Fonte: fotografidigitali.it

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Sony World Photography Awards 2021: Davide Giannetti vince il National Award

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Solo qualche giorno fa abbiamo scritto in merito ai Sony World Photography Awards. In particolare alla presentazione dei finalisti delle categorie Student e Youth oltre alla disponibilità del tour virtuale per “visitare” la mostra direttamente da casa. Ora, World Photography Organisation e Sony Italia hanno annunciato il vincitore del National Award per l’Italia!

Ad aggiudicarsi il riconoscimento nazionale per il nostro Paese è stato Davide Giannetti. Il fotografo outdoor ha superato la concorrenza nostrana arrivando primo nella categoria riservata ai fotografi (suddivisi per nazionalità) dei Sony World Photography Awards 2021.

volpe foto

Click sull’immagine per ingrandire

Davide Giannetti vince il National Award per i Sony World Photography Awards

Ricordiamo che Sony e la World Photography Organisation hanno sempre tenuto in grande considerazione “il legame con il territorio”. Il National Award è anche un ulteriore modo di far emergere talenti da ogni parte del Mondo. In particolare quest’anno questo premio è stato assegnato in 53 nazioni diverse.

Per quanto riguarda Davide Giannetti, il suo nome è stato selezionato in in forma anonima dalla giuria. A colpire i giurati è stato il “Ritratto di volpe” del fotografo e proposto nella sezione Natural World & Wildlife della categoria Open. La fotografia è stata scattata nel Parco Nazionale d’Abruzzo in un giorno di pioggia.

Davide Giannetti ha così commentato l’assegnazione del riconoscimento “sono felicissimo di aver raggiunto questo risultato, che è per me un traguardo professionale e personale molto importante.[…] Non saprei cosa mi soddisfi di più per arrivare al risultato finale. Però posso dire di aver adorato quei pochi secondi che ho condiviso con questa volpe, proprio perché ha deciso di sostenere il mio sguardo quel tanto che è servito per farmi tornare a respirare”. Il fotografo ha anche sottolineato la differenza tra la fotografia di paesaggio e quella naturalistica: nella prima si può pianificare tutto nei minimi dettagli, ma con la fauna ci sono molti più imprevisti da considerare.

Grazie alla vittoria ai National Award per l’Italia, il fotografo ora riceverà un set di attrezzature fotografiche digitali Sony che gli permetteranno di continuare a ritrarre scatti “da premio”. Ricordiamo poi che il 15 Aprile 2021 ci saranno le premiazioni delle categorie Student, Youth, Open e Professional dei Sony World Photography Awards 2021.

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Fonte: fotografidigitali.it

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Mario Giacomelli: un’esposizione permanente per il Comune di Senigallia

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Il Comune di Senigallia continua nella sua proposta artistica legata al mondo della fotografia con una nuova esposizione permanente dedicata a Mario Giacomelli (considerando anche che nel 2020 è ricorso il ventennale della scomparsa). Per tutti gli appassionati è stata allestita un’ala del Palazzo del Duca con un’esposizione permanente.

senigallia

All’interno dell’esposizione ci saranno opere donate proprio dal fotografo, negli anni ’90, al Comune di Senigallia. Sarà così possibile immergersi in 80 fotografie selezionate con la collaborazione degli archivi Giacomelli (rappresentati da Simone Giacomelli e Katiuscia Biondi) che hanno curato anche l’allestimento.

Mario Giacomelli e il Comune di Senigallia

Il comune ha voluto sottolineare ancora una volta che non si tratta di una mostra temporanea. Invece si tratta di un vero e proprio omaggio a Mario Giacomelli sfruttando un nuovo allestimento e permettendo così di renderlo fruibile permanentemente sia alla cittadinanza di Senigallia sia ai visitatori.

La struttura dell’esposizione inoltre è pensata per seguire un flusso poetico piuttosto che per anni o serie di immagini. Questo approccio permette di avere una visione meno didascalica che coinvolge lo spettatore diversamente rispetto ad altre mostre o eventi fotografici.

Il fotografo era fortemente legato alla sua terra (pur visitando Scanno, Lourdes, Loreto, la Puglia e la Calabria) ma la sua arte ha viaggiato con lui e per lui grazie anche allo spirito innovativo e di sperimentazione. Katiuscia Biondi ha ribadito che “Giacomelli parte dalla realtà non per documentarla con pretesa oggettività, ma per innalzare il particolare all’universale, per dirigere il tempo verso l’infinito circolare dell’eterno ritorno. Usa la fotografia per immergersi nel mondo, e nelle proprie viscere, riconoscendo egli stesso trattarsi di una sorta di rito purificatorio. I singoli scatti sono fotogrammi insolubili di un unico racconto, quello della sua vita e del suo rapporto con il mondo, e ogni foto rimanda alle altre in un’unità stilistica simbolica e segnica che solo un maestro sa perseguire con tanta coerenza e potenza evocativa”.

senigallia foto

Ma le novità non si fermano all’esposizione permanente! Infatti c’è anche una mostra temporanea dal titolo – le realtà del Sognofino – che sarà allestita fino al 30 Maggio 2021 e che si trova a Palazzetto Baviera. Questa mostra si propone di mostrare la sperimentazione senigalliese in tema di fotografia partendo dal Gruppo Misa (di Giuseppe Cavalli) nato nel 1954. In questo caso saranno esposte opere di Giacomelli, Ferroni e Cavalli insieme a chi a loro si è ispirato.

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Fonte: fotografidigitali.it

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I Sony World Photography Awards sono disponibili come tour virtuale!

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Anche se le visite ai musei e alle mostre stanno pian piano riaprendo (pur lontani dalla normalità), creativi e società collegate hanno cercato una nuova strategia per riuscire a sopravvivere al tempo della pandemia. Non fanno eccezione i Sony World Photography Awards che ora sono disponibili come tour virtuale così che siano fruibili ovunque ci si trovi senza perdere (almeno parte) dell’esperienza della visita in prima persona.

swpa

I Sony World Photography Awards diventano un tour virtuale

Per questa quattordicesima edizione, i Sony World Photography Awards vedono la suddivisione nelle categorie Professional, Open, Youth e Student dando così ampio spazio sia ai professionisti dell’immagine ma anche ai giovani che vogliono intraprendere questa carriera (o anche esprimere semplicemente le proprie capacità). Il tutto con una rilevanza internazionale.

Nel 2020 infatti sono state oltre 346 mila le candidature provenienti da 203 nazioni. Questo significa, come sottolineato dagli organizzatori, la possibilità di avere una selezione eterogenea di modi di “fare fotografia”. Interessante notare come l’Italia sia stato il primo paese per numero di candidature (l’hanno seguita Regno Unito, USA e Cina).

swpa

Parlando sempre del nostro Paese, nella categoria Student dei Sony World Photography Awards troviamo Tobia Faverio in quella Professional (sezione Still Life) c’è Alessandro Gandolfi invece Rosaria Sabrina Pantano si è distinta nella categoria Open (sezione Architettura). Ma non è finita qui.

Luca Locatelli è arrivato al terzo posto nella categoria Professional (sezione Ambiente), così come Andrea Staccioli si è posizionato al terzo posto sempre in Professional (sezione Sport). Per quanto riguarda il National Award italiano, se lo è aggiudicato Roberto Corinaldesi che era nella categoria Open e in particolare nella sezione Motion.

Il tour virtuale per i SWPA!

Come dichiarato da Takayuki Suzuki (Country Head di Sony in Italia) “le restrizioni dettate dalla pandemia ci hanno impedito di riportare la mostra in Italia, ma volevamo comunque dare un segno di continuità. Per questo siamo felici che il pubblico italiano possa ora godere del tour virtuale della mostra, in cui è stata dedicata una sala ai fotografi italiani”.

sony world photography awards

Il sito Web allestito per l’occasione permette letteralmente di immergersi nella fotografia (visionabili a schermo intero) e nei SWPA! La sua struttura richiama quello che si sarebbe potuto vedere fisicamente girando per le sale della mostra “dal vivo”. Alle pareti si possono trovare le fotografie, le indicazioni scritte e altre informazioni utili e curiose per il visitatore.

Sempre Suzuki ha continuato dicendo “ovviamente ci auguriamo di poter tornare a mostrare dal vivo i lavori che si distingueranno nell’edizione appena conclusasi, i cui vincitori saranno rivelati nei prossimi mesi, perciò stiamo già lavorando per poterlo fare nel corso del 2021”. Non si tratta di un vero e proprio sostituto, chiaramente. Ma mentre si guarda al futuro con speranza, ci si potrà godere un po’ di arte, da casa.

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Fonte: fotografidigitali.it

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Samuele Cavicchi. Dall’Islanda alle Alpi un fotografo/videomaker passato al 100% alla mirrorless

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L’Islanda è uno dei luoghi più iconici del mondo per chi ama viaggiare. Basta dare un occhio su Instagram con l’hashtag #iceland per trovare milioni di foto legate a questa terra. In molti casi sono affette da quella sindrome di ripetitività tipica degli hashtag più famosi sui social network, ma in molti altri casi è possibile trovare diverse foto caratterizzate da vera unicità. Quelle di Samuele Cavicchi (@samuele_cavicchi) appartengono certamente a questa schiera, anche perché, rispetto a molte foto scattate nella più confortevole cornice estiva, sono stare riprese nelle difficili condizioni invernali. È affascinante la storia del viaggio di Samuele e del suo socio Carlo (carlo_trolese) alla scoperta dell’Islanda invernale.

Guardando il breve documentario ‘Zero‘, mi è nata la curiosità di saperne di più e grazie a un contatto comune in Nikon Italia sono riuscito a fare quattro chiacchiere con Samuele, per conoscerlo meglio e farmi raccontare la sua storia.

Quando incontro un fotografo mi piace sempre porgli una domanda: ‘Ti ricordi la tua prima macchina fotografica?

Samuele ha scattato il suo primo rullino di foto con la fotocamera del padre, una reflex a pellicola Nikon F4. “Mio padre mi parlava della fotografia e della tecnica fotografica, ma per quel primo rullino ho scattato un po’ a caso. Allo sviluppo, vedendo che sulla ventina di pose, in gran parte foto del tutto bianche o del tutto nere , se ne salvavano solo un paio, mi si è accesa una campanella nella testa che diceva ‘Forse è meglio prestare maggiore attenzione ai consigli del papà’“. La sua prima fotocamera è stata poi una Nikon D60.

Alle superiori Samuele ha frequentato una scuola di grafica: tra le materie ogni settimana c’erano alcune ore (poche a dire il vero) dedicate alla fotografia, ma la scuola metteva a disposizione anche un set fotografico e una camera oscura. In quegli anni si è sempre fatta più concreta l’idea che la fotografia era quello che Samuele voleva fare ‘da grande’. La foto naturalistica e paesaggistica sono state le sue prime passioni, ma nell’appenino Tosco-Emiliano non riescono a ‘dare da mangiare’ a un fotografo, per cui i primi lavori sono stati i classici book fotografici, servizi familiari (magari in occasione della nascita di un figlio) e qualche matrimonio. La svolta è arrivata quando ha deciso di trasferirsi in Trentino e inseguire l’altro suo sogno, diventare un maestro di sci: qui la fotografia naturalistica e paesaggistica ha tutt’altro mercato e un fotografo specializzato in outdoor può trovare diversi clienti interessati al suo lavoro.

In realtà la fotografia è venuta come passione per Samuele DOPO il video. Infatti a soli dieci anni ha chiesto (e ottenuto) come regalo una videocamera, con cui ha cominciato a sperimentare il mondo delle riprese video. In ambito lavorativo queste due facce del mondo dell’immagine non sono sempre andate a braccetto: è stato solo dopo una richiesta ‘Ma tu fai anche video?’ che Samuele ha fatto convergere nella sua professione la prima passione: “Da lì mi si è aperto un mondo“.

Dal 2017 Samuele ha fondato con Carlo Trolese Imago Garage, che si occupa di immagine a tutto tondo e con cui propone non solo progetti fotografici e video a vari clienti: proprio il viaggio in Islanda, però, come si racconta anche nel video, è stato un momento di passaggio e alle normali attività commerciali si è affiancata una più forte presenza online con tutorial e corsi, per avvicinare più persone al mondo della fotografia e della ripresa video, anche dispensando semplici consigli. Inoltre è nata anche l’idea dei viaggi fotografici: “Non solo mostrare i luoghi alle persone tramite le mie fotografie. Portare le persone sul posto a fare la LORO fotografia: questa è una delle più grandi soddisfazioni per me” – dice Samuele.

Il rapporto con le persone, il poter insegnare loro qualcosa di nuovo, che è anche alla base dell’aver scelto di diventare un maestro di sci, è un tratto fondamentale per Samuele, che ha scelto di essere ‘genuino’ anche sui social. “Ho la fortuna di vivere in un posto bellissimo, ogni giorno esco di casa e trovo occasioni fantastiche per degli scatti: mi piace raccontare queste cose a chi mi segue sui social, magari dando anche qualche consiglio o indicazione su come cerco di ottenere da quelle situazioni il risultato migliore. Sui social cerco di far trasparire quello che faccio con genuinità, cerco di far vivere la mia quotidianità mia agli altri, mostrando certo anche il mio lavoro, ma non con lo scopo principale di farmi pubblicità“. È ormai imprescindibile per chi ha a che fare con le immagini (statiche o in movimento) presidiare il mondo dei social, che rappresentano un modo per riuscire a entrare in contatto con persone vicine e lontane e condividere esperienze: “L’importante è però la coerenza” – tiene a sottolineare Samuele.

Simile è l’approccio alle collaborazioni, che ormai fanno parte della vita professionale dei fotografi come Samuele: “Cerco collaborazioni che siano coerenti con quello che faccio, con la mia filosofia. Cerco brand che siano davvero interessati a quello che faccio e con cui si possano costruire esperienze che facciano crescere entrambi“.

La svolta mirrorless

È certamente questo il caso di Nikon, passione di gioventù e oggi principale strumento del lavoro di Imago Garage. Samuele, dopo la F4 e la D60 degli inizi è sempre rimasto nella scia del marchio nipponico: Nikon D300, D800 e infine D810. L’arrivo delle mirrorless Nikon Z7 e Z6 ha cambiato del tutto il paradigma. “Già la prima mirrorless, la Z7, in video era un altro mondo rispetto alle reflex. Prestazioni fotografiche equivalenti alle reflex, ma possibilità video di tutt’altro carattere“. Per il tipo di lavoro ibrido della società, Samuele e Carlo non ci hanno pensato due volte e cambiato il corredo formato da una Nikon D800 e due Nikon D810, per passare a due Nikon Z7 e una Nikon Z6.

Per il tipo di lavoro che facciamo le mirrorless sono molto più funzionali. Non è solo la questione del video, ma anche a livello di ergonomia ci rendono la vita più semplice. Quando devi camminare sul ghiaccio per centinaia di metri o salire un pendio con gli sci e le pelli, risparmiare qualche etto può fare la differenza. Inoltre una Z7 con ottica la posso infilare nella giacca per brevi tratti, la reflex spesso ero costretto a toglierla e riporla nello zaino, anche per piccoli spostamenti. Per riuscire a cogliere l’attimo la differenza è sensibile“.

Quando intervisto un fotografo mi piace anche fare qualche domanda ‘scomoda’, per cui a Samuele ho chiesto due cose: se avesse mai considerato brand alternativi per l’ambito video, quando Nikon ancora presidiava poco il segmento, e se attualmente, a fronte di prodotti della concorrenza che girano in 8K e in 4K 120p, le prestazioni delle sue Nikon siano sufficienti.

Devo ammettere che a un certo punto ho cominciato a guardarmi in giro e considerare altri marchi per l’ambito video, ma devo anche dire che dopo il loro arrivo le Nikon Z, rispondano al meglio le mie esigenze, senza costringermi a cambiare sistema, selta sempre molto dolorosa“.

E sui formati video: “Nessuno dei nostri clienti attuali chiede al momento progetti in 4K. Mi interessa molto di più poter girare quando mi serve a 120p in Full HD, mentre per il resto delle riprese il 4K 30p è più che sufficiente: lo utilizzo come formato di archivio per avere a disposizione più pixel per eventuali ritagli e per avere più informazioni nel resize, ma l’output è oggi praticamente sempre a 1080p. Certo, appena l’aggiornamento sarà disponibile scaricherà il firmware per abilitare i video 4K/60p sulle sue Nikon Z e comincerò a giocarci, ma anche i formati attuali non li vedo come una limitazione. Certamente in futuro avremo più richieste di progetti in 4K, ma serve ancora una maggiore diffusione di TV e dispositivi di visualizzazione ad alta risoluzione affinché diventi una richiesta costante dei clienti“.

E l’8k? “Al momento mi pare solo marketing. Per sfruttarlo al meglio devi comunque registrare su dispositivi esterni, utilizzando magari un formato RAW ProRes: a quel punto il discorso dell’archiviazione diventa decisamente critico. L’8K è la gioia di chi produce dispositivi di storage“.

Sul tema dell’archiviazione mi è venuta la curiosità di sapere se lui registra su scheda o su dispositivi esterni tramite HDMI. “Memorizzo soprattutto su scheda. Spesso lavoriamo in set all’aperto, in contesti difficili e il fatto di ‘viaggiare leggeri’ e senza le complicazioni che comporta avere un troupe è un plus importante per i nostri clienti ed è funzionale ai risultati che vogliamo ottenere. In caso di set statici, naturalmente, passiamo anche a dispositivi di registrazione esterna e ai formati più pesanti, ma per la maggior parte dei lavori la registrazione su scheda resta predominante“.

E al freddo le mirrorless come si comportano? “Decisamente bene: in Islanda non abbiamo mai avuto blocchi delle fotocamere o spegnimenti indesiderati. Le Nikon Z hanno preso freddo e neve e sopportato il clima senza problemi. Naturalmente il punto critico restano le batterie quando il clima è così rigido, ma è così per tutti, anche per le reflex. Basta attrezzarsi con batterie multiple“.

Se come me siete stati incuriositi dal video ‘Zero’ sul viaggio in Islanda incorporato all’inizio dell’articolo e se lo state leggendo nel giorno della pubblicazione (3 febbraio 2021), stasera potete avere l’occasione di conoscere meglio Samuele Cavicchi, il suo lavoro e avere alcuni consigli sugli errori da evitare in ambito video: sulla pagina Facebook di Nikon Italia alle 21 è in programma una diretta con il fotografo/videomaker e i suoi consigli a chi si avvicina al mondo delle riprese.

Fonte: fotografidigitali.it

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Sony World Photography Awards 2021: i finalisti delle categorie Student e Youth

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I Sony World Photography Awards 2021 stanno avviandosi alla conclusione. In queste ore sono stati resi noti i finalisti delle categorie Student e Youth, dedicato ai ragazzi di tutto il Mondo, con i vincitori che saranno annunciati il 15 Aprile 2021 on-line sulla piattaforma della World Photography Organisation.

swpa 2021

Sony World Photography Awards 2021: i finalisti Student

Per quanto riguarda la categoria Student ha ridotto la lista a dieci studenti che sono parte di istituti di istruzione superiore di diverse nazioni. I concorrenti hanno dovuto inviare minimo cinque e massimo dieci immagini che facessero riferimento a due temi. La prima tematica aveva come titolo Building a Better Future che puntava a raccontare le storie di chi vuole migliorare il Mondo, anche in un periodo difficile come il 2020.

L’ambientalismo è stato uno dei temi più trattati come mostrato in Border di Matías Alejandro Acuña (Argentina, Motivarte), Bàt-ti-to di Irene Facoetti (Italia, Cfp Bauer), Home di Tayla Nebesky (Stati Uniti, University of the West of England) e Faces: Building a Better Future di Matias Garcia Paez (Ecuador, Ravensbourne University London).

Non è mancato poi la parte dedicata all’attivismo sociale e politico che è stato trattato in My Local Leaders di Coenraad Heinz Torlage (Sudafrica, Academy of Design and Photography), Engelhande (Angel Hands) di Claudia Mauderer (Sudafrica, Stellenbosch Academy) e in Hope in Nepal, with support from The Leprosy Mission di Hannah Davey (Nuova Zelanda, Elam School of Fine Arts).

La lista completa dei finalisti per la categoria Student:

  • Gosha Bergal, Federazione Russa Rodchenko Art School
  • Coenraad Heinz Torlage, Sudafrica Stellenbosch Academy of Design and Photography
  • Claudia Mauderer, Sudafrica Stellenbosch Academy of Design and Photography
  • Yanan Li, Cina continentale University of Science and Technology of China
  • Matías Alejandro Acuña, Argentina Motivarte
  • Thomas Hengge, Stati Uniti New York University
  • Irene Facoetti, Italy Cfp Bauer
  • Tayla Nebesky, Stati Uniti University of the West of England
  • Hannah Davey, Nuova Zelanda Elam School of Fine Arts
  • Matias Garcia Paez, Ecuador Ravensbourne University London

Ora questi studenti riceveranno attrezzature fotografiche di Sony per passare alla seconda tematica da trattare, dal titolo Our Time. I ragazzi dovranno realizzare una serie di immagini dove mostrano la loro visione del Mondo e i modi in cui sperano di renderlo migliore. Chi arriverà a essere nominato vincitore finale riceverà apparecchiature fotografiche del produttore nipponico per un valore di 30 mila euro e destinate alla scuola di provenienza.

Sony World Photography Awards 2021: i finalisti Youth

Per quanto riguarda invece la categoria Youth, troviamo sei vincitori che si sono posizionati al primo posto nei mini-concorsi mensili programmati tra Luglio e Dicembre dello scorso anno.

La lista completa dei finalisti per la categoria Youth:

  • COMPOSIZIONE E DESIGN: Pubarun Basu, India
  • CULTURA: Tianyang Wang, Cina continentale
  • NATURA E ANIMALI: Emil Holthausen, Germania
  • STREET LIFE: Ram Kaushalyan, India
  • PERSONE: Connor Lothian, Regno Unito
  • SHOW US YOUR WORLD: Zak Elley, Regno Unito

Per esempio nel caso di Pubarun Basu (India, 19 anni, Composizione e Design, Luglio), si vede l’impossibilità di uscire di casa come una gabbia. Se si guarda invece lo scatto di Tianyang Wang (Cina Continentale, 18 anni, Cultura, Agosto) punta su una fotografia di ritratto di un uomo tibetano dentro la sua casa. Emil Holthausen (Germania, 18 anni, Natura e animali selvatici, Settembre) guarda al mondo della natura con una volpe. La fotografia Ram Kaushalyan (India, 18 anni, Street Life, Ottobre) mostra un bambino nel mercato locale. Connor Lothian (Regno Unito, 18 anni, Persone, Novembre) ha fotografato una modella in uno studio. Zak Elley (Regno Unito, 19 anni, Show Us Your World, Dicembre) ha collaborato con Rebecca Ross, per riprendere le tonalità del logo di TikTok.

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Fonte: fotografidigitali.it

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La ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer fotografata in alta risoluzione: i dettagli sono sorprendenti

Category: Cultura Fotografica Comments: Nessun commento

Non è la prima volta che trattiamo notizie di opere d’arte catturate in alta risoluzione. Durante la pandemia questo ha permesso di godere di dipinti anche con i musei chiusi, ma non solo. Questo genere di operazioni permette tutt’ora ai ricercatori di capirne lo stato di conservazione aiutandoli a preservarle. L’ultimo dipinto del quale vi parliamo (il progetto è di qualche mese fa) è la ragazza con l’orecchino di perla di Jan Vermeer, che è stato sottoposto a un trattamento rigoroso per poterne estrarre l’essenza (e i dati) senza danneggiarlo.

La ragazza con l’orecchino di perla a una risoluzione mai vista prima

Ufficialmente il dipinto ha titolo di “ragazza col turbante”, ma anche grazie al film del 2003 con Scarlett Johansson e Colin Firth è nota al grande pubblico proprio come la ragazza con l’orecchino di perla. Il lavoro è stato svolto da Hirox, ditta specializzata nella realizzazione di strumenti per l’acquisizione di dati ad alta risoluzione. La società è riuscita nell’impresa di rendere fruibile con un dettaglio elevatissimo il dipinto, il tutto lavorando una sola notte.

ragazza con orecchino perla

Il quadro è stato trasposto in digitale con una risoluzione di 10 miliardi di pixel, pari a 93205 x 108565 pixel (visibile nel video). Il lavoro ha previsto l’utilizzo di un microscopio digitale RH-2000 che sfrutta un sensore da 1920 x 1200 pixel che consente di avere anche un’ampia gamma dinamica e elevato contrasto. Il progetto ha così catturato in poche ore ben 9100 fotografie con una risoluzione di 4,4 µm per pixel.

vermeer

La cosa sorprendente è che non troviamo solamente delle immagini bidimensionali! A disposizione del pubblico ci sono anche alcune zone (a risoluzione ancora più elevata) visibili tridimensionalmente attraverso l’apposita sezione del sito. E così quelle che potrebbero essere vallate marziane, sono in realtà le crepe della vernice della ragazza con l’orecchino di perla. Per riuscire a riprodurre fedelmente i dettagli è stato impiegato un piano motorizzato da 1 x 1 metro e la possibilità di mettere a fuoco su tutti gli assi.

dipinti arte

Nel video viene spiegato come sono stati visibili dettagli quali i punti di vernice dati da Jan Vermeer per rendere il vestito della ragazza più dettagliato allo sguardo, rendendone meglio il realismo. Una vera e propria risorsa di informazioni per tutti, appassionati e ricercatori.

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Fonte: fotografidigitali.it

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