Un suggestivo affaccio sul monte Bianco

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@DOVE E QUANDO

Immagine ripresa il 17 luglio 2014.

Salendo da La Joux (1.594 m.) nel vallone di La Thuile in Valle d’Aosta si percorre il sentiero che risale verso il rifugio Deffeyes (2.494 m.) e che permette di ammirare le 3 cascate del Rutor.

Andando oltre il rifugio continuando l’avvicinamento al ghiacciaio del Rutor,  verso i 2.700 m. di quota, si può godere di una vista panoramica eccezionale sul massiccio del Monte Bianco.

@RACCONTO

Solitamente per fare una buona fotografia di paesaggio occorre potersi ritagliare una buona dose di tempo. E’ necessario esplorare il territorio, conoscerne gli scorci, capire quali sono gli aspetti peculiari per poterli poi raccontare attraverso le immagini.

Quando abbiamo capito quello che vogliamo raccontare non resta che pianificarne la realizzazione. Per fare questo dovremo tornarci almeno ancora una volta, con il meteo e la luce adeguati per i nostri scopi.

E’ un procedimento di ricerca non sempre semplice, una buona fotografia di paesaggio spesso nasconde parecchie scarpinate, alcune delusioni relative al meteo che non era fedele a quello previsto, condizioni della montagna non ottimali o tracciati non percorribili.

In qualche rara occasione invece si “inciampa” quasi nel giusto scorcio, con il giusto meteo, e non rimane che realizzare la fotografia: per esperienza direi che succede quando stiamo facendo altro.

Così durante un servizio che stavo realizzando alle cascate e ghiacciaio del Rutor in valle d’Aosta nel luglio del 2014 per il mensile Bell’Italia, mi sono imbattuto in questo scorcio panoramico sul massiccio del Monte Bianco.

Il paesaggio morenico estivo costellato da infinite piccole pozze e laghetti, da rocce di varie dimensioni e dai colori accesi, da compatti terreni ricchi di licheni e fiori offrivano un primo piano originale per poter riprendere una panoramica sul massiccio del Monte Bianco e l’arco alpino.

 

@FOTOGRAFIA

Attrezzatura e dati di ripresa:

Corpo:                   Nikon D800
Ottica:                   Nikkor AF-S 24-70 G F/2.8
Focale:                  38 mm
Tempo:                  1/250 s
Diaframma:            f/10
Iso:                       100

Suggerimento:

Quando avete davanti a voi grandi spazi è importante utilizzare bene la composizione fotografica per rendere le vostre immagini leggibili e interessanti. Infatti un grande spazio senza elementi di riferimento conosciuti tenderanno a spiazzare il senso delle proporzioni per chi le osserva senza essere stato con voi a vivere di persona quei paesaggi.

L’utilizzo del primo piano è fondamentale per dare profondità alla scena, serve quindi includere un’area in cui mostrare il terreno vicino alla zona di ripresa. Questo comporta sempre la valutazione di quanto primo piano inserire nell’immagine, quanto deve essere importante?

Dipende dai casi, una buona regola è quella di pensare comunque quanto il primo piano concorre al racconto, e quanto invece ci serve solo come quinta in scena per dare profondità.

Se ha quasi solo un aspetto funzionale alla profondità di campo è il caso di minimizzarne la porzione.

Se invece come nel caso di questa fotografia avete un primo piano speciale è giusto cercare di valorizzarlo, dargli spazio nell’immagine, senza preoccuparsi troppo che rubi un po’ di attenzione al soggetto.

Fate attenzione:

Sono spesso i piccoli dettagli a fare la differenza in una fotografia, nel bene e nel male. Quando tutto vi sembra a posto e scattate l’immagine che desideravate siete emozionati, non vedete l’ora di tornare a casa e vederne il risultato.

A volte però questo può essere rovinato da piccole disattenzioni e nel caso della fotografia di paesaggio può voler dire non riavere più le stesse condizioni per porvi rimedio. Quando avete anche un piccolo specchio d’acqua in una giornata soleggiata dovete prestare attenzione ai riflessi e alla bruciature che possono generarsi nelle immagini.

Potete spostarvi e cambiare l’angolo di ripresa: vi conviene comunque controllare l’istogramma della fotografia nella fotocamera dopo lo scatto per avere conferma che non ci siano zone sovraesposte.

Ma potete fare ancora meglio e utilizzare un filtro polarizzatore circolare con cui controllare i riflessi, decidere se avere la superficie dell’acqua trasparente od opaca e non dover cambiare il punto di ripresa.

Ho utilizzato un filtro polarizzatore circolare in questa immagine, che da anche la possibilità di avere un blu più intenso nel cielo e una saturazione più intensa dei colori.

@MONTAGNA

Suggerimento:

Per trascorrere una bella giornata estiva e soleggiata a quasi 3.000 m. di quota mi sento di darvi un paio di suggerimenti che possono farvi tornare a casa senza effetti collaterali. A parte ovviamente la stanchezza e le gambe a pezzi che un dislivello di 1.500 m. certamente vi regaleranno.

Il primo riguarda la vostra vista. Dovete usare occhiali da sole che schermino bene i raggi UV che sono più intensi in quota. Non vanno bene quelli cool con le lenti piccole e ambrate che vi fanno sembrare John Lennon, e nemmeno quei Ray-Ban con cui siete uguali uguali a Poncharello in Chips.

Ironia a parte, il dover rimanere esposti alla luce solare in alta quota comporta un rischio serio per i vostri occhi, potenzialmente amplificato guardare nel mirino di una reflex quando il sole entra direttamente in camera, e quindi dritto nel vostro occhio. Acquistate un paio di occhiali con una buona protezione, vanno benissimo anche quelli leggeri che usano gli sportivi per correre o andare in bicicletta, meglio bene avvolgenti.

Il secondo consiglio è quello di coprirsi bene dal sole nonostante il caldo che potrà fare, e ricordatevi di spalmarvi di crema solare ad alta protezione tutte le zone di pelle che non sono riparate. Mi sono ustionato varie volte in montagna per aver dimenticato di proteggere qualche parte, e posso garantire che per le 2/3 settimane successive avreste di che divertirvi.

Fate attenzione:

Quando si sale a quote importati come è stato necessario per realizzare questa immagine, le precauzioni da prendere devono essere maggiori rispetto a quelle che useremmo per una passeggiata facile in un bosco a 1.000 m. di quota.

Oltre ad avere la giusta preparazione fisica, l’abbigliamento e l’attrezzatura adatti, punterei a sottolineare un aspetto da non sottovalutare se non siete pratici di questi ambienti.

Le aree moreniche sono prive di sentieri definiti, in esse bisogna orientarsi quando va bene con gli ometti di pietra. Cercate di memorizzare il percorso che fate senza fidarvi ciecamente di questi segnavia. Usate dei riferimenti sicuri, scattate qualche foto con il cellulare come promemoria.

Negli ultimi anni molte persone non hanno ben capito l’utilità di questi cumuli e spesso ne erigono di artistici un po’ dovunque. Il risultato estetico spesso è piacevole, ma quando li si deve utilizzare per orientarsi  e se ne vedono un po’ in tutte le direzioni, allora la poesia spesso finisce.

© Roberto Carnevali

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Fonte: cameranation.it

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Canson Infinity presenta 4 nuove carte ARCHES, l’eccellenza per la stampa artistica

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canson archesCanson Infinity ha presentato 4 nuove carte artistiche digitali realizzate dell’iconica cartiera Arches, disponibili a partire da fine marzo 2021: ARCHES 88 310 g/m2, ARCHES BFK Rives® Pure White 310 g/m2, ARCHES BFK Rives® White 310 g/m2 e ARCHES Aquarelle Rag 310 g/m2.

Con la chiara intenzione di produrre carte 100% cotone “best in class” che presentano bianchi straordinari senza l’uso di OBA (agenti sbiancanti ottici), questa eccezionale gamma fissa i nuovi standard nell’industria della stampa digitale fine art.

Strategicamente collocata nei Vosgi francesi, ARCHES produce carta artistica di altissima qualità dal 1492. Oggi, ARCHES è l’unica cartiera in Francia a utilizzare il tradizionale processo di produzione su forma tonda, che produce carta tradizionale per belle arti simile nell’aspetto e al tatto alle carte fatte a mano. La nuova collezione di carte ARCHES combina la tradizione alle più avanzate tecniche di patinatura per un risultato unico.

Realizzata in 100% cotone, ogni carta è priva di sbiancanti ottici per garantire una migliore conservazione nel tempo. L’innovativa patinatura a getto d’inchiostro produce stampe con una splendida resa cromatica, compresi i neri profondi e i bianchi naturali, offrendo a fotografi, artisti e tipografi la possibilità di creare immagini su un’ampia gamma di tonalità di colore. Queste nuove prestigiose carte sono state progettate appositamente per la creazione di stampe d’arte digitali per opere d’arte in edizione limitata.

Per ulteriori informazioni sulla gamma di carte Canson ARCHES , visitare il sito https://www.canson-infinity.com/it

I mastri cartai ARCHES producono carte artistiche di altissima qualità fin dal 1492 e oggi ARCHES è l’unica cartiera in Francia che utilizza la produzione su forma tonda per tutte le sue carte.

Nel corso dei secoli, grandi artisti come Édouard Manet, Edgar Degas, Paul Cézanne, Claude Monet, Vincent Van Gogh, Henri Matisse, Raoul Dufy, Pablo Picasso, Georges Braque, Marc Chagall, Joan Miro, René Magritte, Salvador Dalì, Pierre Soulages, Zao Wou Ki, Roy Lichtenstein, Bernard Buffet, Andy Warhol, Pierre Alechinsky e molti altri hanno prodotto alcuni dei loro lavori più importanti sulla carta ARCHES®. Scegliendo ARCHES® per i loro capolavori, questi artisti di fama mondiale testimoniano l’eccezionale qualità e la permanenza delle carte ARCHES.

Oggi ARCHES rimane ancora il riferimento indiscusso per tutti gli artisti.

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Laowa 11mm f/4.5 FF RL è ora disponibile anche per Canon RF

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Venus Optics ha presentato in questi giorni la versione per attacco Canon RF del suo obiettivo Laowa 11mm f/4.5 FF RL. L’ottica non è una novità in senso stretto in quanto era stata presentata sul finire di Agosto dello scorso anno per altri attacchi. Ora però anche gli utenti che utilizzano le fotocamere mirrorless full-frame del produttore nipponico potranno utilizzarla senza adattatori. Ecco cosa c’è da sapere.

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Le caratteristiche tecniche del Laowa 11mm f/4.5 FF RL

Com’è facile immaginare, la base tecnica del Laowa 11mm f/4.5 FF RL è sostanzialmente identica per tutte le versioni, compresa la nuova per Canon RF. Al suo interno troviamo 14 elementi suddivisi in 10 gruppi e sono comprese anche due lenti asferiche e tre lenti a bassissima dispersione per permettere di migliorare la qualità d’immagine.

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Com’è facile intuire dal nome, la lunghezza focale è pari a 11 mm mentre l’apertura massima è pari a f/4.5 e quella minima è invece di f/22. Il diaframma è composto da cinque lamelle che creano una stella a 10 punte nella zona delle luci. La minima distanza di messa a fuoco è pari a 19 cm mentre l’angolo di visione è di 126°.

Anteriormente è possibile inserire filtri a vite da 62 mm o filtri quadrati da 100 mm così da poter impiegare, per esempio, filtri ND utili in caso di panorami. Le dimensioni complessive sono pari a 63,5 x 58 mm mentre il peso si assesta sui 254 grammi. Il prezzo del Laowa 11mm f/4.5 FF RL in versione per Canon RF ha un prezzo di 799 dollari. Ricordiamo che sempre per questo modello sono disponibili anche gli attacchi Leica M (nero o argento), Nikon Z, Sony FE e attacco L.

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Nuovo Lumix S 70-300: teleobiettivo macro per la serie LUMIX S

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Lumix S 70-300Panasonic ha presentato il nuovo LUMIX S 70-300 mm F4.5-5.6 MACRO O.I.S. (S-R70300), un teleobiettivo zoom intercambiabile con attacco L-Mount dedicato alle fotocamere mirrorless full-frame della serie S. Votata a una qualità d’immagine senza compromessi, la gamma di dispositivi e obiettivi LUMIX S è progettata espressamente per i creatori di contenuti che ambiscono alle migliori performance.

Il nuovo Lumix S 70-300 assicura una resa straordinaria per creare foto e video di grande impatto. Non solo: la messa a fuoco automatica ad alta velocità e precisione, supportata dal sistema Dual I.S., assicurano la versatilità necessaria per catturare agilmente qualsiasi tipo di soggetto in movimento.

Basati su una tecnologia ottica allo stato dell’arte, i 17 elementi – comprensivi di una lente UED (Ultra Extra-low Dispersion), due ED (Extra-low Dispersion) e una UHR (Ultra-High Refractive Index) – sono suddivisi in 11 gruppi e perfettamente allineati per annullare efficacemente le aberrazioni cromatiche assiali delle focali lunghe e quelle provocate dall’ingrandimento delle focali corte.

La lente UHR, in particolare, uniforma la qualità dell’immagine dal centro fino ai bordi, con l’ulteriore vantaggio di ridurre l’ingombro.

Con l’incredibile distanza di messa a fuoco minima di 0,54 m, Lumix S 70-300 raggiunge un ingrandimento massimo di 0,5x (a 300 mm), che consente di realizzare scatti e riprese macro a metà della grandezza naturale. L’apertura tonda con iride a 11 lame produce meravigliosi effetti bokeh circolari nell’intero range dello zoom.

Lumix S 70-300

Il sistema Dual I.S. combina lo stabilizzatore d’immagine ottico (O.I.S.) all’interno dell’obiettivo a quello integrato nel corpo macchina delle fotocamere LUMIX S (B.I.S.) per compensare le vibrazioni e ridurre la velocità di otturazione di 5,5 stop. Il controllo massimo di 480 fps, inoltre, è sinonimo di una messa a fuoco automatica rapida e ad altissima precisone.

Nonostante l’abbondanza di sistemi e tecnologie, il teleobiettivo ha una struttura estremamente leggera e compatta, comoda da portare ovunque. Il corpo solido, resistente alla polvere e agli schizzi, dà il massimo anche in condizioni proibitive, ad esempio a temperature di -10 °C. Il trattamento al fluoro applicato all’elemento frontale, inoltre, è idro- e oleo-repellente. Il diametro del filtro è pari a 77 mm.

Tutti gli obiettivi della serie LUMIX S sono insuperabili in quanto a prestazioni di ripresa, grazie allo speciale meccanismo che elimina l’apparente effetto zoom quando si varia la distanza di fuoco – il cosiddetto focus breathing, un problema insormontabile per gli obiettivi intercambiabili limitati solo alla fotografia. Durante lo zoom, inoltre, il fuoco rimane sempre fisso sul soggetto, per realizzare video di livello professionale.

Panasonic si sta dedicando allo sviluppo di altri obiettivi L-Mount, fra cui tre ad ampia apertura F1.8, che renderanno la serie LUMIX S ancora più completa e pronta a rispondere a tutte le esigenze creative.

Lumix S 70-300 rientra nel programma LUMIX PRO, pensato per offrire un’assistenza continuativa agli utenti dei prodotti LUMIX. I vantaggi comportati dall’iscrizione a LUMIX PRO valgono non solo nel Paese di residenza, ma anche in quelli visitati per lavoro. Sul sito www.lumix-pro.com sono disponibili i Termini e condizioni del programma, che specificano livelli di assistenza, Paesi e prodotti idonei.

Lumix S 70-300 sarà commercializzato nel mercato italiano a partire da Maggio 2021 ad un prezzo suggerito al pubblico di 1.349,99 €.

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Leica APO-Summicron-SL 28 f/2 ASPH. è l’ultima novità tra gli obiettivi della società

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Ci sono stati diversi rumors che ne hanno preannunciato l’arrivo, ma finalmente ci siamo: è stato svelato il nuovo obiettivo Leica APO-Summicron-SL 28 f/2 ASPH.. Si tratta di una soluzione per le fotocamere della serie SL del produttore tedesco (o sulle fotocamere della L-Mount Alliance), come intuibile dal nome, che punta a essere un grandangolo con una buona luminosità per fotografia di interni e di architettura.

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Le caratteristiche del Leica APO-Summicron-SL 28 f/2 ASPH.

Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche del nuovo obiettivo Leica APO-Summicron-SL 28 f/2 ASPH. troviamo una soluzione che sfrutta un design ottico con 13 elementi suddivisi in 10 gruppi. Per aumentare la qualità dell’immagine sono stati impiegati ben sei lenti asferiche delle quali tre lo sono su entrambe le facce. C’è poi un rivestimento per ridurre al minimo i riflessi indesiderati.

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Per la messa a fuoco troviamo motori passo-passo di tipo DSD (Dual Syncro Drive) che puntano a essere precisi ma anche durevoli oltre che veloci. Questo permette di coprire l’intera gamma di messa a fuoco in appena 250 ms. Ovviamente si tratta di una lente di qualità e questo significa avere una serie di guarnizioni a prova di polvere, umidità e spruzzi d’acqua mentre le lenti esterne sono pensate per resistere anche agli eventi atmosferici più avversi. La minima distanza di messa a fuoco è pari a 24 cm.

C’è anche un nuovo sistema di messa a fuoco manuale con un anello di messa a fuoco con magneti con polarizzazione alternata. Quando viene utilizzata il sistema monitora la polarizzazione inviando le informazioni al processore e i motori possono modificare il posizionamento delle lenti sulla corrispondente posizione di fuoco sulle basi della rotazione dell’anello. Questo si traduce in una maggiore velocità e precisione, anche con la messa a fuoco manuale.

leica sl

L’apertura massima del diaframma è pari a f/2 mentre quella minima tocca gli f/22. Anteriormente è possibile invece utilizzare filtri da 67 mm di diametro. Leica APO-Summicron-SL 28 f/2 ASPH. integra poi sistema di produzione che ne riducono dimensioni e peso pari rispettivamente a 102 x 73 mm e 700 grammi (senza paraluce).

Attualmente questo nuovo modello è disponibile nel negozio on-line del produttore a un prezzo, per l’Italia, di 4680 euro. Non sono previste altre colorazioni se non quella anodizzata nera.

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Full Frame Sigma L-Mount con sensore Foveon: la fotocamera si allontana sempre di più

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Si tratta di un parto davvero difficile. Tutti gli appassionati del marchio Sigma non vedono l’ora che veda la luce la fotocamera full frame L-Mount del produttore nipponico con sensore basato sulla tecnologia a strati Foveon X3, ma la data di arrivo sul mercato sembra essere ancora lontana. L’annuncio dello sviluppo era stato fatto all’ultima edizione di Photokina, datata 2018, ma esattamente 12 mesi fa, nel febbraio 2020, Sigma aveva freddato gli animi, annunciando che non era ancora possibile dare un data a causa di grandissimi problemi nello sviluppo.

CEO Sigma Kazuto ritardi Foveon X3 Full Frame

Nel suo ultimo aggiornamento il CEO di Sigma Kazuto Yamaki si trova nella posizione di dover ulteriormente rimandare il progetto a data da destinarsi. I problemi incontrati dai tecnici giapponesi nello sviluppo del sensore, come avevamo riportato l’anno scorso, hanno portato a rivedere del tutto il progetto, ripartito praticamente da zero. I problemi erano tali da rendere impossibile la produzione in volumi del sensore. Sigma ha rescisso il contratto con il produttore che avrebbe dovuto realizzare i wafer di silicio per il sensore, cancellato tutti gli schemi e mandato in discarica anche tutta l’attrezzatura che era stata studiata e realizzata per la produzione del sensore.

Yamaki ringrazia tutti gli appassionati che credono ancora nel progetto e anche tutti gli impiegati di Sigma che come lui sono focalizzati per riuscire a portarlo a termine, ma ha chiaramente detto che attualmente i piani sono talmente indietro che non è stato nemmeno avviato lo sviluppo del corpo macchina, in attesa di avere le specifiche della nuova versione del sensore.

Foveon X3: il sensore a strati

Lo ricordiamo, la tecnologia Foveon è totalmente diversa da quella utilizzata dai normali sensori, che sono formati (semplificando) da uno strato di silicio fotosensibile a tutte le componenti della luce visibile a cui viene sovrapposta una matrice di pixel colorati RGBG per permettere al sensore di leggere i colori dell’immagine; senza essa il sensore sarebbe monocromatico e in grado di ‘vedere’ solo in scala di grigi. Nei sensori con matrice Bayer ogni pixel vede quindi un solo colore e il processo di demosaicizzazione permette poi’, a partire dal colore visto dal pixel e da quelli rilevati dai pixel adiacenti, di ricostruire le tre componenti colore in ogni punto.

Sigma sensore Foveon X3 tecnologia a tre strati

Il sensore Foveon, al contrario, è formato da tre strati di silicio: sfruttando la differente capacità di penetrazione delle diverse componenti della radiazione elettromagnetica, ogni strato è sensibile a una componente colore e in ogni pixel vengono lette tutte le componenti colore. La tecnologia era stata sviluppata dall’omonima azienda statunitense, che nel 2008 era stata acquisita dalla stessa Sigma. Sigma in questi anni ha prodotto diverse fotocamere con sensori Foveon, ma sempre utilizzando il formato ridotto APS-C. L’annuncio della versione full frame era quindi molto atteso, ma come visto potrebbe essere molto più lontano rispetto alle più nere previsioni.

Fonte: fotografidigitali.it

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Pentax K-3 Mark III: Ricoh annuncia ritardi nello sviluppo

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Quando arriverà forse sarà la migliore DSLR APS-C sul mercato, attualmente però a tutti gli appassionati toccherà aspettare ancora un po’! Ci riferiamo alla Pentax K-3 Mark III, che è stata svelata inizialmente sul finire dello scorso anno e che avrebbe dovuto raggiungere un buon grado di maturità nel corso del mese di Febbraio 2021. Ma Ricoh ha voluto “raffreddare gli animi” con un comunicato stampa ufficiale.

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Pentax K-3 Mark III arriverà in ritardo rispetto ai piani iniziali

Secondo quanto riportato dalla società nipponica, l’idea sarebbe stata quella di presentare la nuova Pentax K-3 Mark III durante il CP+ 2021 che si terrà dal 25 al 28 Febbraio 2021 (in forma on-line). Del resto si tratta di una delle fiere della fotografia più importanti al Mondo, se non la più importante. Quindi un palco eccellente dove mostrare fieramente questo ultimo modello.

Ricoh ha però scritto che “poiché alcune parti del prodotto sono in ritardo, abbiamo stabilito che lo sviluppo richiederà una maggiore quantità di tempo per noi per ottenere le prestazioni eccezionali e la migliore qualità che è il segno distintivo del prossimo modello di punta APS-C”. Questo significa che durante il CP+ 2021 potremo forse vedere qualche piccola novità in merito ma che non saremo ancora ai livelli di prodotto pronto per il mercato.

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Il produttore non ha voluto rilasciare, allo stato attuale, una nuova data di lancio ufficiale per la Pentax K-3 Mark III e neanche un prezzo ufficiale di vendita. Anche in questo caso, ci saranno aggiornamenti in futuro quando la situazione sarà più chiara e stabile.

Ricordiamo che questo modello è una soluzione DSLR con sensore APS-C e baionetta KAF2 in grado di utilizzare ottiche KAF4, KAF3, KAF2, KAF e KA. Secondo quanto riportato il sensore CMOS sarà da 25,73 MPixel con dimensioni di 23,3 x 15,5 mm. Interessante la sensibilità che andrà da 100 a ben 1.600.000 ISO mentre la messa a fuoco utilizzerà la tecnologia SAFOX 13 a 101 punti. La velocità dell’otturatore sarà impostabile da 1/8000″ a 30″ sia in automatico che in manuale.

Ci sarà anche la stabilizzazione dell’immagine su cinque assi (SR II) in grado di arrivare a compensare fino a 5,5 stop. Il mirino sarà ovviamente ottico (OVF) in grado di coprire il 100% della scena e, come dichiarato in passato, non farà rimpiangere le soluzioni delle full-frame. Nella zona posteriore di Pentax K-3 Mark III ci sarà uno schermo TFT da 3,2″ e da 1.620.000 punti.

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Insta360 ONE R Twin Edition – La nostra recensione

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Insta360 ONE RLa Insta360 One R Twin Edition è una action cam modulare e una telecamera 360 che sembra inventata dai signori della Lego.

Il nucleo che contiene l’elettronica si “appoggia” letteralmente alla batteria con un sistema ad incastro che sembra da subito molto robusto. Accanto a questo “nucleo” possiamo agganciare i due corpi ottici, identici nella forma ma non nella sostanza.

Il primo è infatti un grandangolo che può riprendere fino a 4k mentre il secondo dispone di una doppia ottica per realizzare foto e video a 360° con risoluzione finn a 5.7K.

Nella confezione che Insta360 ci ha fornito per il nostro test abbiamo trovato anche il Selfie Stick, o meglio, l’Invisibile Selfie Stick. Sì perchè il software a bordo della macchina consente di rimuovere completamente dall’inquadratura la presenza dello stick e fornendo così la percezione di venire ripresi “esternamente” da un terzo elemento.

In alcuni casi le riprese così realizzate possono sembrare addirittura realizzate con un drone che, a bassa quota, ci segue e o ci precede nel nostro percorso, l’effetto è davvero incredibile!

Girare video a 360° dà la straordinaria possibilità di effettuare tutta la regia in un secondo momento, direttamente dall’app fornita in dotazione con il device.

Diventa davvero facile decidere di in quadrare un particolare preciso, spostare l’inquadratura in un primo piano di chi ci sta accanto per poi ingrandire in una panoramica del luogo in cui ci si trova, il tutto con un solo ed unico video girato.

Insta360 One R Twin Edition presenta uno slot per scheda micro SD e una porta USB-C per la ricarica sul lato del modulo principale. I controlli fisici si trovano nella parte superiore del touchscreen e includono un pulsante di accensione e un pulsante di registrazione: tutte le altre impostazioni vengono modificate tramite l’app.

Questa cosa l’ho trovata personalmente un po’ limitante, unita al fatto che il touchscreen non è troppo sensibile mi sono ritrovato più di una volta con la modalità di scatto cambiata senza che me ne accorgessi.

Insta360 ONE R
Il sistema di menu è difficile da navigare rapidamente. L”interfaccia utente non è intuitiva e la modifica delle impostazioni richiede una discreta quantità di lavoro e di comprensione delle icone che non hanno una banale label di spiegazione che aiuterebbe tantissimo, soprattutto nei primi utilizzi.

All’interno dell’app è possibile visualizzare filmati dalla scheda SD, salvare file sul telefono per una facile condivisione, accedere a tutorial, modificare le impostazioni della fotocamera e modificare filmati.

Insta360 ONE R
Tuttavia, una volta che hai capito come muoverti attraverso i menu e configurato la fotocamera a tuo piacimento, è davvero semplice e piacevole da usare: basta premere il grande pulsante di registrazione in alto per scattare foto o iniziare a registrare video.
Mi ha lasciato un po’ perplesso la modalità di standby che si attiva, lasciando la fotocamera accesa ma spegnendo il display. Non capivo cosa dovevo fare per “resuscitarla”.

Nella versione con il sensore da 1″ è qualcosa di abbastanza raro sul mercato, dato che la maggior parte delle action cam ha sensori più piccoli.

Per le foto, portare con se solo la fotocamera in mano, senza lo stick, è davvero piacevole, è davvero piccola, il che la rende ideale per la fotografia di strada.
La fotocamera include la stabilizzazione dell’immagine FlowState di Insta360 e si può scegliere di scattare senza di essa e ottenere comunque riprese stabili.

Una caratteristica che ho trovato molto interessante consiste nel fatto che il modulo principale può essere fissato in entrambe le direzioni, consentendo di posizionare lo schermo sul retro della fotocamera o rivolto in avanti (utile per la modalità selfie).

Sebbene la fotocamera abbia la capacità di scattare foto Raw, c’è un notevole ritardo tra il premere il pulsante di registrazione e il salvataggio della foto sulla scheda.

Insta360 One R Twin Edition è in grado di registrare in modo continuo finché si dispone di batteria e di capacità nella scheda di memoria e proprio qui trovo il difetto più grande di questo oggetto: la durata della batteria!

Le dimensioni così ridotte hanno obbligato l’azienda ad inserire una batteria piccola (troppo) che rischia di lasciarci a piedi un po’ troppo spesso.


La Insta360 One R Twin Edition viene dichiarata impermeabile e questo è sicuramente un punto di forza. Proprio a tal proposito mi ha lasciato un po’ perplesso lo sportellino della memory card: è collegato alla macchina da un cavo in plastica sottile…troppo sottile…

Per chi è questa action-cam? Sicuramente per quei creatori di contenuti che vogliono dare quel tocco in più ai loro prodotti ma che, allo stesso tempo, hanno quella voglia e quel tempo di imparare ad utilizzare davvero a fondo l’ecosistema macchina/app che ne esprime al meglio il potenziale.

Sicuramente un bel regalo per il proprio partner o per un amico.
Molto difficile compararla con altre action cam della concorrenza, nessuna di esse offre una tale versatilità e possibilità. Magari oggetti come la GoPro consentono di arrivare a qualità e risoluzione superiori ma non consentono poi di trasformarsi in telecamere a 360°.

Il prezzo, che ruota attorno ai 500 €, non la rende proprio alla portata di tutti.
Diciamo che è un oggetto che va comprato e merita questi soldi se si hanno le idee molto chiare sui risultati che si vogliono ottenere (date un’occhiata al video qui sotto!), non deluderà le aspettative e sarà il partner giusto per produrre, divertendosi, contenuti di alta qualità.

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I droni potrebbero cambiare il modo di vedere le gare automobilistiche?

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Oltreoceano stanno sperimentando nuovi modi di godere dello spettacolo delle gare automobilistiche. Un esperimento multimediale ha coinvolto dei droni in modalità FPV (First Person View) per mostrare alcune immagini di una gara di NASCAR e non una qualsiasi: la Daytona 500. Tutto molto “americano” ma potrebbe fornire spunti interessanti anche per altri sport dove attualmente non vengono già impiegati i droni.

droni fpv gara

I droni per le riprese alla Daytona 500 per il NASCAR

Non è la prima volta che vengono impiegati droni per le coperture aeree permettendo alcuni vantaggi rispetto agli elicotteri. Quest’anno ci hanno pensato i ragazzi di Beverly Hills Aerials che sono esperti in riprese per il settore commerciale, cinematografico e televisivo.

L’idea è quella di fornire un punto di vista più immersivo per l’utente ed è per questo che è stata scelta la modalità FPV. L’approccio è stato duplice utilizzando sia droni compatti che soluzioni decisamente più ingombranti ma che permettono una migliore qualità delle riprese.

In quest’ultimo caso è stata impiegata una piattaforma personalizzata in grado di trasportare una videocamera Sony HDC-P50 con un’ottica Canon 20X5. Essendo più pesante, ingombrante e lento questo modello è stato impiegato per le riprese dall’alto.

Invece i droni FPV hanno permesso di realizzare video come se l’utente stesse volando veramente molto vicino alle automobili durante la gara, il tutto in sicurezza (considerando che queste soluzioni sono più leggere e un impatto sarebbe relativamente pericoloso). Nonostante tutto, i droni non si avvicinano mai alle automobili durante la competizione mentre si possono ottenere immagini ravvicinate durante i festeggiamenti della vittoria.

Secondo quanto riportato da Beverly Hills Aerials, questi modelli possono arrivare a velocità fino a 137 km/h e per brevi spunti toccare anche i 160 km/h. Il tutto poi è ripreso con risoluzione 4K60p permettendo una buona qualità visiva. Kevin Callahan (VP di Fox Sports) ha dichiarato “mettiamo una videocamera Dream Chip per ottenere la migliore qualità d’immagine possibile”. Grazie a questa scelta è stato possibile mantenere un’immagine simile tra le varie videocamere (fisse e mobili) senza che lo spettatore potesse notare “un salto di qualità”.

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Fonte: fotografidigitali.it

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FUJINON XF50mmF1.0 R WR: massima apertura senza rinunciare all’autofocus. La nostra prova

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Ci sono numeri che fanno venire l’acquolina in bocca ai fotografi. Generalmente sono quelli grandi quando si parla di focale delle ottiche e, al capo opposto, quelli che si avvicinano all’uno o addirittura scendono sotto tale valore quando si parla di apertura di diaframma. Soprattutto in quest’ultimo caso ci sono alcune soglie psicologiche che fanno sempre alzare l’attenzione. F1.0 è certamente una di queste e ha rappresentato molte volte un valore tale da fare notizia. Un valore tale da innalzare alcuni prodotti nell’Olimpo delle creature mitologiche della fotografia.

Negli anni ’60 la sfida tra i produttori per il maggiore prestigio si giocava anche su questo campo, in particolare sulle ottiche per le fotocamere a telemetro. Canon aveva gettato il guanto della sfida già nel 1955 con un 50mm f/1.2 e Nikon rispose qualche anno dopo limando il valore dell’apertura con il suo Nikkor 50mm f/1,1, ma i tecnici Canon erano già al lavoro per rispondere e poco dopo presentò il suo Canon 50mm f/0,95, che per tutti diventò la ‘Dream Lens‘. Leica ha giocato spesso questa partita, dapprima con il Noctilux-M 50mm f/1 e poi portando l’apertura a f/0.95, con un obiettivo che nella sua incarnazione più recente è attualmente in gamma. Parliamo di tutte ottiche a messa a fuoco manuale.

Fujinon XF50mmF1.0 R WR: massima apertura senza rinunciare all’autofocus

In anni più recenti l’autofocus ha reso più complicate le cose e la corsa a eguagliare o migliorare il valore di F1.0 si è decisamente assopita. Un netto risveglio è avvenuto negli ultimi anni, sia per lo sbarco sul mercato di molte fotocamere mirrorless (con tiraggio ridotto), sia per gli amplissimi passi in avanti fatti dalle tecnologie di produzione delle ottiche, sia sul fronte dei materiali, sia su quello delle lavorazioni di precisione. Nel mese di settembre Fujifilm ha giocato la sua carta da primato, presentando Fujinon XF50mmF1.0 R WR, prima ottica APS-C autofocus a raggiungere l’agognato traguardo. Certamente, dovendo coprire il formato APS-C, il compito è più semplice rispetto ai vecchi obiettivi per le pellicole 35mm e per gli attuali sensori full frame, ma il risultato è decisamente di rilievo.

Non che Fujifilm fosse molto lontana già prima: una delle ottiche più desiderate dagli appassionati del marchio è il Fujinon 56mm F1.2, che ha dimostrato grandi qualità in termini di nitidezza e di resa fotografica, in particolare nella versione apodizzata XF56mm F1.2 R APD, che mette l’accento sulla morbidezza dello sfocato.

Il nuovo XF50mmF1.0 R WR vuole essere ancora più estremo e si candida come ottica adatta anche alle condizioni meteo difficili, vista la dicitura WR, assistendo così i fotografi senza problemi anche fuori dallo studio. La R nel nome (assieme alla nomenclatura XF) indica invece che i fotografi hanno a disposizione il controllo dei diaframmi con un’apposita ghiera sul barilotto dell’obiettivo, controllo che comunque è elettronico e non diretto.

L’ottica, lo ricordiamo, nasce per il sistema mirrorless di casa Fujifim su sensore APS-C e offre quindi una focale equivalente di 76mm, entrando quindi nell’ambito dei medio-tele. XF50mmF1.0 R WR è composto da 12 elementi suddivisi in 9 gruppi e contiene anche un elemento asferico e due elementi ED, per un controllo ottimale dell’aberrazione sferica.

Fujinon XF50mmF1.0 R WR montato su Fujifilm X-T4

Nei sistemi full frame le ottiche ad elevata apertura di diaframma corrispondono a pesi e ingombri elevati, in questo caso la necessità di coprire un formato più piccolo riesce a contenere dimensioni e peso, rendendo l’ottica utilizzabile anche sui corpi più compatti della famiglia X Series. Con una lunghezza di 103,5mm e un peso di 845 grammi l’ottica risulta ben equilibrata sulle fotocamere delle serie X-T, X-H e X-Pro, ma è utilizzabile anche sulle X-E e addirittura, per chi ha le mani piccole, sfruttabile anche su un corpo molto compatto come quello di X-S10, con cui abbiamo avuto modo di provarla per alcuni degli scatti.

L’ottica è autofocus e può beneficiare dei sistemi di tracking, face detection e soprattutto della funzione Eye AF, che mette a fuoco direttamente sull’occhio del soggetto. Vista la bassissima profondità di campo degli scatti a tutta apertura questa funzione è decisamente gradita, fondamentale per una buona riuscita dei ritratti ‘al volo’. La messa a fuoco è decisamente meno fulminea di altre ottiche del sistema X, ma resta ‘a prova di ritratto di bambino‘. Per chi volesse dilettarsi con la messa a fuoco manuale, assistita dal focus peaking, Fujifilm ha allungato di molto la corsa della ghiera di messa a fuoco (120°) e ne ha aumentato la precisione di 8 volte rispetto agli obiettivi tradizionali.

Per avere un’idea più chiara del comportamento dell’ottica, l’abbiamo messa alla prova sulle mire ottiche. Iniziando dall’analisi di risoluzione, possiamo dire che il nuovo XF 50mm F1 R WR sia molto inciso, anche se, come è normale che sia per un’ottica f/1, non il più inciso della gamma Fujifilm. A titolo di confronto, l’intramontabile 35mm F1.4, provato sullo stesso corpo macchina X-Pro 3, ha fatto registrare circa 4000 LW/PH massime, contro le circa 3500 LW/PH del 50mm F1. In termini assoluti, 3500 LW/PH sono comunque tantissime, il che, oltre a sottolineare l’ottimo lavoro progettuale, rende le immagini di forte impatto. Non parliamo, per essere chiari, della resa morbida di un Canon EF 50mm f/1.2, ma piuttosto della resa chirurgica di un Sigma 50mm f/1.4 Art.

Un confronto interessante, riassunto nel grafico qui sopra, può essere quello con il 56mm F1.2 APD, altra ottica da ritratto per eccellenza del sistema Fuji (in giallo nel grafico) che, come si può vedere, raggiunge valori massimi di risoluzione più elevati ma si ammorbidisce più rapidamente con l’apertura del diaframma. Il nuovo XF 50mm F1, viceversa, garantisce almeno 2500 LW/PH anche a tutta apertura. Il suo sweet spot, a centro immagine, è f/5.6, ma in effetti tra f/2.8 e f/8 le differenze sono trascurabili (risultato evidenziato anche dal grafico 5, che riporta i livelli di sharpening rilevati), e tra f/2 e f/11 l’ottica garantisce sempre grossomodo almeno 3000 LW/PH, una soglia impensabile per ottiche di questo tipo fino a pochi anni fa.

Il grafico qui sopra riporta la stessa analisi effettuata con un secondo metodo d’indagine (Hyperbolic Wedge), più affine alla valutazione visiva. Il comportamento è del tutto analogo.

Spostandoci dal centro ai bordi, ci si rende conto di avere tra le mani un’ottica f/1. La caduta di nitidezza è sempre piuttosto evidente, in particolar modo, com’è ovvio che sia, ai diaframmi più aperti. Per ottenere immagini incise fino ai bordi, è necessario chiudere il diaframma fino almeno a f/4 – meglio f/5.6.

L’aberrazione cromatica risulta sempre perfettamente sotto controllo: meno di un pixel ai bordi alla massima apertura, vale a dire sotto la soglia di visibilità nelle immagini reali.

La vignettatura, molto evidente a f/1 (poco meno di 3 stop), è una costante in quest’ottica, tanto da poter essere considerata parte del suo carattere. Per quanto ci riguarda non lo riteniamo un difetto in un’ottica da ritratto, ma chi desidera immagini più asettiche potrà sfruttare la sempre efficace correzione software.

Una semplice foto a f/1 mostra, in sintesi, le doti dell’ottica. Lo sfocato è morbido, sia sullo sfondo sia in primo piano, ma senza arrivare all’effetto etereo di alcuni obiettivi “vecchio stile”. La vignettatura, qui non corretta, anzi esaltata dalle impostazioni di sviluppo, è molto evidente e incornicia il soggetto al centro. Soggetto che, a dispetto della morbidezza sullo sfondo, è molto nitido.

Da questo punto di vista il nuovo 50mm f/1.0 è un’ottica decisamente moderna, che viene incontro ai fotografi che oggi si aspettano buona nitidezza a ogni diaframma e che desiderano divertirsi con i diaframmi aperti senza doverne calcolare i compromessi.

La gamma di ottiche attorno al 50mm è particolarmente fitta in casa Fujifilm e la strategia decisamente interessante andando a considerare i prezzi. Cominciamo dall’alto: con un prezzo suggerito al pubblico di € 1.649,99 IVA compresa, questo FUJINON XF50mmF1.0 R WR è certamente un’ottica costosa, ma non così fuori scala come ci si potrebbe attendere guardando al primato del diaframma F1.0. Il precedente medio tele superluminoso, XF56mmF1.2 R APD, non è molto distante , con un prezzo di listino di € 1.449,99. La versione normale (non apodizzata) XF56mmF1.2 R è decisamente più accessibile, ma supera comunque la soglia ‘psicologia’ dei mille euro, con un listino sullo shop Fujifilm di € 1.099,99. Per molti dei fotografi Fujifilm, probabilmente le prestazioni del più accessibile XF50mmF2 R WR, per altro disponibile sia in versione nera, sia in finitura argento, sono più che sufficienti, con una resa decisamente buona a tutta apertura e con ingombri, peso e prezzo, molto più contenuti dei fratelli maggiori: circa due etti, sei centimetri e lunghezza e soprattutto un cartellino del prezzo con su scritto € 549,99.

Se quest’ultimo è un obiettivo medio tele tutto fare, da portare sempre in borsa, gli altri tre rappresentano un terzetto di alternative interessanti per chi vuole fare un salto di luminosità. L’ultimo arrivato sarà certamente la scelta di chi intende utilizzare l’ottica senza patemi anche all’aperto in condizioni non perfette, vista l’etichetta WR. XF56mmF1.2 R APD probabilmente resterà ancora l’ottica da ritratto per eccellenza tra i Fujinon, anche in virtù del comportamento più ‘classico’ con maggiore morbidezza a tutta apertura e più incisività chiudendo il diaframma. Il nuovo XF 50mm F1.0 soddisfa invece maggiormente chi vuole uno sfocato da primato, ma anche una buona nitidezza a tutta apertura. In questo scenario forse perde un po’ di appeal XF56mmF1.2 R, che ha un prezzo dopotutto elevato e viene a trovarsi in un limbo tra la proposta più accessibile e le due ottiche più blasonate.

Fonte: fotografidigitali.it

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