Categoria Notizie sulla fotografia

Fantastic bestiary: un meraviglioso progetto fotografico di papercutting

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papercuttingLo spunto per il progetto fotografico “fantastic bestiary” è nato, come spesso accade, per puro caso. Morena fortino, artista e fotografa nata a Battipaglia nel 1983, stava lavorando ad un progetto di papercutting quando, con la sagoma vuota di un animale, si fece un selfie con la webcam del computer dando vita ad un’enorme illuminazione che la portò poi alla realizzazione del progetto di papercutting “Fantastic bestiary”.

Il caso aveva prodotto un’immagine nell’immagine e, a seconda di dove Morena metteva a fuoco lo sguardo, notava il suo volto o l’animale, un po’ il principio del vaso di Rubin.

Il lavoro successivo fu quello di trovare un “fil rouge” per imbastire il progetto fotografico di papercutting – e gli animali sono da sempre uno spazio di creatività e di significato, tra zoomorfismo e antropomorfismo – ma soprattutto è stato “guidare il caso”, perché in “fantastic bestiary” la differenza tra una foto riuscita e una foto improbabile è spesso questione di un millimetro, di un impercettibile movimento, di un attimo da cogliere al volo.

Per Morena l’eccitazione provocata nel lavorare al “fantastic bestiary” è in questo: quando riusciva a cogliere quel momento in cui sagoma e volto si incrociavano, si fondevano, le sembrava di aver provocato una vera ae propria magia. E credo sia proprio questa magia che colpisce chi guarda le foto che vedete in questo articolo: la perfetta corrispondenza tra un ciuffo di capelli e la coda di un lupo, la curva di un naso col mento di un leone, e spesso la corrispondenza del soggetto ritratto con l’ “anima” dell’animale scelto per lui.

papercutting

Morena, riguardo alla tecnica del papercutting dice: “L’assedio di sensazioni ed immagini che mi pervade quotidianamente trova forma nella carta, il materiale più fragile in assoluto. Un mondo fatto di figure, a volte infantili e sognanti, che rivelano il mio risvolto segreto. Un assedio che è insieme urgenza e sfida, affrontate con la tecnica del papercutting, cioè del tagliare la carta. É un fare arte lungo, minuzioso e paziente, per me quasi meditativo.Le carte, spesso bianche, mi lasciano “carta bianca” e diventano incroci, trame, perlopiù “ton sur ton”, che costruiscono pazientemente significati sottili, che richiedono attenzione ed ascolto, per svelarsi aldilà della superficie di “gioco” che la tecnica di ritaglio sembra a primo impatto suggerire.

Tramite la carta, il mio mondo inconscio ed onirico si rivela, con associazioni che spiazzano innanzitutto me: creo e parlo della mia vita, leggendo le opere come tracce di un percorso esistenziale che mi invita ad evolvermi come persona. Un libro aperto scritto in una lingua da decifrare, che credo possa parlare non solo di me ma di tutti, perché ogni vita ha i pieni, i vuoti e i buchi, ugualmente importanti e con significati ogni volta da decifrare da essi.”

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Vi lascio alle meravigiose e incredibili immagini del progetto “fantastic bestiary” di Morena Fortino. Se volete saperne di più su questa talentuosa artista e sul suo progetto di papercutting, v’invito a visitare la sue pagine ufficiali:

Sito web: http://www.morenafortino.com

Pagina Facebook: https://www.facebook.com/morenafortinolachatte

Tutte le immagini in questo articolo sono di proprietà di Morena Fortino e non possono essere usate senza il consenso scritto dell’autrice.

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© Riproduzione riservata

Fonte: cameranation.it

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Sony ZV-1 si trasforma in webcam grazie al firmware 2.0

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Sony ha rilasciato un nuovo aggiornamento del firmware per la sua fotocamera ZV-1 (che abbiamo testato la scorsa estate) che aggiunge la possibilità di utilizzarla come webcam tramite USB senza la necessità di un adattatore HDMI.

La versione firmware 2.00 per la Sony ZV-1 non apporta particolari modifiche alle impostazioni, ma consente di utilizzare la fotocamera orientata al vlogging come una webcam senza la necessità di hardware o software aggiuntivo.

Una volta installata la versione firmware 2.00, basterà collegare la fotocamera al pc con un semplice cavo USB (incluso nella confezione) e avviare il programma di videoconferenza o live streaming di propria preferenza.

Non si tratta solo di computer però. Sony afferma che sarà possibile utilizzare la ZV-1 come fotocamera esterna anche con gli smartphone Sony Xperia ma al momento non specifica con quali app funzionerà questa configurazione e non abbiamo avuto modo di verificare tale funzionalità che al momento resta un mistero.

Oltre alla nuova funzionalità webcam, Sony afferma che la versione firmware 2.00 risolve anche problemi generali di stabilità e prestazioni.

Potete scaricare la versione firmware 2.00 per computer macOS e Windows, a questo link. Sony afferma che la versione per macOS non è ancora compatibile con macOS Big Sur (11.1).

© Riproduzione riservata

Fonte: cameranation.it

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Fukushima inghiottita dalla natura. Le incredibili immagini a 10 anni dal disastro

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fukushima

Era il 21 Marzo del 2011 quando un terribile tsunami, causato da un forte terremoto, mise in ginocchio la centrale nucleare di Fukushima in Giappone.

Tsunami che ruppe il generatore d’emergenza del reattore nucleare nr°1 dell’impianto che, data l’impossibilità di raffreddarsi, generò diverse esplosioni che rilasciarono materiale radioattivo nell’ambiente.

Il disastro di Fukushima è stato uno dei più grandi disastri nucleari che la storia ricordi, più o meno simile a quello di Chernobyl. 16 mila morti, 6000 feriti e 2600 persone ancora disperse è il bilancio a distanza di 10 anni dall’incidente.

L’evacuazione dalla zona contaminata fu immediata e per molte famiglie non ci fu nemmeno il tempo di tirar su le proprie cose. Il fotografo polacco Arkadiusz Podniesiński, dopo svariati permessi avuti, si è recato a Fukushima per immortalare i luoghi di quel disastro nucleare.

E’ impressionante vedere come, nonostante il disastro nucleare e l’alto tasso radioattivo, la natura pian piano ha preso il sopravvento arrivando il alcuni casi quasi a cancellare i segni della vita precedente. In alcune fotografie si vedono macchine, strade e motorini completamente inghiottiti dal verde!

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Altra cosa impressionante in queste foto di Arkadiusz Podniesiński è l’enorme discarica a cielo aperto con sacchi neri pieni di terra contaminata. Per cercare di eliminare il più possibile le radiazioni, nei mesi successivi al disastro di Fukushima è stato tolto il primo strato di terra in tutta la zona rossa (15 Km di diametro).

I sacchi contenenti terra contaminata sono stati tutti accatastati in un’unica grande discarica che potete vedere qua sotto nelle foto fatte con il drone.

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Se pur con enorme difficoltà, la vita a Fukushima continua ad andare avanti. Molti contadini non hanno voluto lasciare le proprie terre anche se, a distanza di 7 anni, il livello di radiazioni è ancora di oltre 30 volte il limite consigliato per la vita umana. Anche gli animali ne soffrono, guardate le chiazze bianche su queste mucche! Non sono normali…

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Vi lascio ad altre immagini scattate da Arkadiusz Podniesiński durante il suo viaggio a Fukushima. Se volete saprne di più sul fotografo polacco e sul suo progetto a Fukushima, vi consiglio di dare uno sguardo al suo interessantissimo sito web.

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© Riproduzione riservata

Fonte: cameranation.it

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Rivoluzione in arrivo sulle fotocamere degli smartphone? Ecco come saranno gli obiettivi del futuro

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In un futuro non troppo lontano gli obiettivi delle fotocamere degli smartphone potrebbero essere molto diversi rispetto a oggi. Di fatto la loro tecnologia, benché migliorata, è rimasta invariata sin dal lancio dei primi modelli, ma una nuova compagnia chiamata Metalenz vuole introdurre una rivoluzione che entrerà in produzione già a partire dal 2021. Una rivoluzione che vedrà obiettivi piatti e con una sola lente. Un approccio radicalmente diverso rispetto ad oggi.

Nel corso degli anni gli smartphone hanno guadagnato un numero sempre superiore di moduli fotografici, sia davanti che soprattutto dietro, ognuno con caratteristiche dedicate. Gli obiettivi di ogni modulo si compongono di più lenti (da 4 a 7 per obiettivo) impilate l’una sull’altra attraverso cui passa la luce. E’ necessario che ci siano più lenti per risolvere diversi fenomeni come le aberrazioni cromatiche o la distorsione lenticolare, ma questo sistema comporta dei compromessi. Primo fra tutti, impilare più lenti richiede più spazio verticale, ed è il motivo per cui le fotocamere degli smartphone più moderni spesso sporgono rispetto al resto della scocca. Alcuni produttori hanno iniziato a usare lenti periscopiche, ma l’approccio di Metalenz va ben oltre.

Come funziona il sistema di obiettivi Metalenz

Metalenz intende sostituire gli articolati obiettivi a più elementi degli smartphone con un sistema proprietario composto da una singola lente piatta che fa uso di una tecnologia che chiama “optical metasurfaces”. Secondo l’azienda una fotocamera che fa uso del sistema può produrre un’immagine della stessa qualità rispetto a quelle scattate con i sistemi tradizionali, e al contempo raccogliere più luce e abilitare nuove forme di rilevamento sugli smartphone. Il tutto occupando uno spazio sensibilmente inferiore rispetto agli obiettivi a lenti multiple.

Il sistema di Metalenz non utilizza diversi elementi in plastica e vetro impilati sul sensore di immagini, ma una lente singola prodotta da un wafer di vetro con dimensioni fino a 3×3 mm. Vista al microscopio la lente è a sua volta formata da piccolissime nanostrutture grandi un millesimo rispetto alla larghezza di un capello tipico di una persona. Ad occuparsi della correzione cromatica e dei difetti tipici degli obiettivi tradizionali sono proprio queste piccole nanostrutture che, proprio per la conformazione scelta e ottimizzata, possono proprio piegare i raggi di luce al loro volere.

I tre vantaggi di Metalenz

Prima di arrivare al sensore la luce passa proprio verso queste nanostrutture texturizzate che, se ben ottimizzate, possono quindi evitare le distorsioni tipiche degli obiettivi tradizionali e offrire una qualità di scatto equivalente, se non superiore. Metalenz promette la stessa nitidezza rispetto a quella che si può raggiungere con gli obiettivi a elementi multipli, offrendo al sensore un quantitativo di luce superiore a parità di condizioni occupando meno spazio nello smartphone.

Se maggiore luce catturata e minor spazio occupato sono due grossi vantaggi promessi dal nuovo sistema, ce n’è un terzo forse ancor più interessante: il sistema, progettato in circa dieci anni di ricerche dal fondatore e CEO Robert Devlin alla Università di Harvard, può essere realizzato nelle stesse infrastrutture in cui vengono prodotti dispositivi consumer e industriali, un vantaggio fondamentale che consentirebbe di semplificare le catene di fornitura.

Quando vedremo i primi smartphone con Metalenz?

Pare che il primo dispositivo che utilizzerà un obiettivo Metalenz entrerà in produzione di massa verso la fine del 2021, con il nuovo obiettivo rivoluzionario che verrà introdotto in un modulo 3D. Secondo Devlin, il sistema può essere impiegato per feature come il rilevamento del volto consumando meno energia rispetto alle tecnologie attuali, proprio per la sua capacità di catturare un maggior quantitativo di luce. E gli smartphone potrebbero essere solo l’inizio, con la tecnologia di Metalenz che potrebbe offrire benefici anche nelle apparecchiature di tipo medico o sui dispositivi di realtà virtuale e aumentata, o anche nel mercato automotive.

Seguici sul nostro canale Instagram, tante novità in arrivo!

Fonte: fotografidigitali.it

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Ghiacciaio e lago del Miage

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@DOVE E QUANDO

Immagine ripresa il 22 luglio 2014 sulla morena del ghiacciaio del Miage nei pressi del lago omonimo. Questo luogo si trova in Val Veny al confine con il massiccio del Monte Bianco, in Valle d’Aosta.

@RACCONTO

Quand’ero un ragazzino immaginavo i deserti principalmente di due tipi: quelli di tipo sahariano, e quelli artici o antartici.

Quindi le caratteristiche principali che avevano nella mia mente erano la planarità e che si trovavano nei luoghi più remoti della terra, difficili, se non impossibili da raggiungere.

Poi ho scoperto che esistono anche deserti molto diversi, fatti di pietre e sfasciume di montagne, di solito adagiati ai piedi di ghiacciai o direttamente sopra le loro morene.

Luoghi selvaggi e poco frequentati, inospitali, in cui però è possibile avere un piccolo assaggio di deserto senza andare all’altro capo del globo.

La morena del ghiacciaio del Miage in Val Veny è sicuramente uno dei luoghi più semplici da raggiungere anche con un passeggiata, senza dover andare troppo in quota, che però mantiene intatto un fascino selvaggio e austero.

Il piccolo lago di fusione del ghiacciaio, il panorama fatto solo di rocce che scorrono continuamente sulla lingua sottostante di ghiaccio, possono dare l’idea di un paesaggio che non sembra nemmeno terrestre.

Il mio consiglio è quello di “esplorare” questo luogo in una giornata nuvolosa, o in un periodo “fuori stagione”, per cercare di essere praticamente soli.

Sono sicuro allora che l’ambiente e il silenzio che troverete saprà ispirarvi e ricolmarvi lo spirito.

 

@FOTOGRAFIA

Attrezzatura e dati di ripresa:

Corpo:                  Nikon D800
Ottica:                  Nikkor AF-S 24-70 G F/2.8
Focale:                 24 mm
Tempo:                 1/125 s
Diaframma:           f/14
Iso:                      100
Comp.Exp:            -1/3 stop

Suggerimento:

Se desiderate rendere l’idea che l’area inquadrata sia uno spazio infinito in una fotografia, la prima cosa che dovete ricordare è quella di non dare riferimenti ad i vostri osservatori. Quindi se non inserite nella composizione elementi dimensionali conosciuti con cui lo spettatore possa fare un raffronto, come una persona o un albero ad esempio, sarà difficile per esso comprenderne la vastità.

In aggiunta a questo espediente per dare il senso di infinito serve fare in modo che ai bordi l’immagine non tenda a cambiare, e quindi obbligate la mente di chi la osserva a pensare che anche al di fuori di quanto inquadrato lo scenario si estenda allo stesso modo.

Questi due accorgimenti usati insieme si rafforzano e sono davvero molto efficaci.

Ovviamente questi accorgimenti hanno un limite: sono meno efficaci se chi osserva l’immagine conosce il luogo e può aggiungere alle informazioni visive della fotografia quelle della propria esperienza del luogo.

Fate attenzione:

Quando fotografate un luogo che apparentemente non ha un centro di attenzione, un punto che possa attirare l’attenzione in modo chiaro, dovete essere bravi a strutturare l’immagine affinché questo avvenga.

Soprattutto con paesaggi molto ampi e poco vari se ripresi con una corta focale, l’uso di quella che si è soliti chiamare come “quinta in scena” può fare al caso vostro. Si tratta in buona sostanza di avere un elemento a fuoco in primissimo piano per suggerire l’idea di profondità dello scenario.

In questa fotografia ho utilizzato una grande roccia in basso a sinistra, che svolge anche un secondo ma fondamentale compito: quello di mostrare nel dettaglio come sono i milioni di pietre nello scenario che appaiono solo come piccoli pixel. Fornendo queste informazioni a chi osserva l’immagine gli permettete anche di ricostruire mentalmente un ambiente piuttosto originale che probabilmente non si conosce.

@MONTAGNA

Suggerimento:

Volendo suggerire con questa immagine che la morena del ghiacciaio del Miage sia un deserto praticamente infinito mi rimaneva un grande problema da risolvere: ovvero il maestoso paesaggio circostante.

Il lago si trova in una conca a ben 2.020 m. di quota è vero, ma circondato da montagne che vanno dai 3.500 ai 4810 m. e che avrebbero svelato il “trucco” del fotografo. Così per questa immagine mi ha fatto gioco un cielo chiuso, dominato da nuvole dense e basse che avevano da poco finito di scaricare il classico temporale estivo.

La visuale chiusa in alto e un cielo basso ed opprimente sono perfette per concentrare l’attenzione su ciò che si vede in basso, ovvero il terreno sassoso, il lago, un po’ di ghiaccio che sbuca da sotto le rocce.

Poi la prima luce del sole che filtra nuovamente dalle nubi rende saturi i colori e dà un tocco di vita allo scenario, rendendo l’immagine più interessante: per questo serve sempre un po’ di fortuna.

Fate attenzione:

Non so se l’avete mai fatto, ma camminare sulla morena sassosa di un ghiacciaio è qualcosa di strano ed emozionante. Mi era già capitato in altri luoghi anche a quote decisamente più alte, però quella del Miage è davvero particolare.

Nella zona della conca vicina al lago vi potrà sembrare di camminare semplicemente su un suolo misto di terra e pietrisco non battuto, che richiede l’attenzione di posare piedi su ciottoli che spesso si spostano.

Potete anche risalire il versante della morena verso il ghiacciaio, camminerete sempre su pietre via via più grandi, sempre in equilibrio precario sul pendio. Io l’ho fatto perché essendo la parte meno frequentata avevo notato alcuni camosci più in alto, così ne ho approfitto per risalire pian piano per accorciare la distanza e fotografarli.

Quando mi sono fermato per fotografarli ero infastidito dal rumore di qualcuno che non vedevo e che continuava a far rotolare sassi, pietre: eppure non mi aveva seguito nessuno. Solo dopo alcuni minuti ho realizzato che il rumore era quello della morena che scendeva a valle, ed io ero su un masso grande come una stanza che oscillava ogni tanto.

Ecco, cercate di ricordare che se anche la superficie di una morena ha un aspetto roccioso apparentemente immutabile, poco sotto è composta da decine di metri di ghiacciaio che stanno comunque scivolando a valle: fate attenzione.

© Roberto Carnevali

Leggi tutte le altre puntate della rubrica Montagna e Fotografia a questo link.

© Riproduzione riservata

Fonte: cameranation.it

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La Nuovissima Lente Artistica Lomography Atoll Ultra-Wide è su Kickstarter!

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Atoll Ultra-WideLomography presenta la nuovissima Lente Artistica Atoll Ultra-Wide 2.8/17mm, progettata per mirrorless full-frame e compatibile con fotocamere m-mount.

Con la Lente Artistica Atoll Ultra-Wide arriva un modo completamente nuovo di vedere il mondo. Con un campo visivo straordinariamente ampio, questa lente ti permetterà di avvicinarti come mai prima ai tuoi soggetti, catturando allo stesso tempo l’azione tutta intorno con dettagli mozzafiato per fotografie e video accattivanti, stimolanti e coinvolgenti.

Con l’obiettivo artistico Lomography Ultra-Wide Atoll puoi avvicinarti incredibilmente al tuo soggetto, catturando allo stesso tempo l’azione tutt’intorno con dettagli sbalorditivi. Metti in primo piano ogni brufolo, fossetta e ruga a una distanza di 0.1 m mantenendo anche il fantastico sfondo a fuoco. Usa il mirino per una composizione accurata con le fotocamere analogiche e riempi ogni angolo di 103o con colore, carisma e chiarezza.

Con la lente artistica Atoll Ultra-Wide arriva un modo completamente nuovo di vedere il mondo, una prospettiva piacevolmente ampia, un invito a far esplodere le proprie aspettative. I tuoi scatti ultra grandangolari esagerano le dimensioni relative e vantano una profondità impressionante per fotografie e video accattivanti, stimolanti e coinvolgenti.

Lomography Atoll Ultra-Wide

L’obiettivo artistico Lomography Atoll Ultra-Wide è stato progettato pensan- do sia ai fotografi che ai video maker: passare tra le due configurazioni non è mai stato così facile. Cattura paesaggi, azione, fotografia di strada e di viaggio, oltre a video mozzafiato, dal documentario dinamico all’incredibile avventura d’azione.

Metti i tuoi soggetti in primo piano e metti a nudo la loro anima in ogni scatto. Con un moderno meccanismo di messa a fuoco elicoidale, ghiera controllo del diaframma smorzato e un breve raggio di messa a fuoco, puoi regolare perfettamente la messa a fuoco e l’f-stop mentre usi la fotocamera per un controllo creativo rapido e silenzioso. Scoperchia la tua immaginazione, galvanizza la tua versatilità e lascia che la magia della tua mente si riversi fuori.

La Lente Artistica Atoll Ultra-Wide è ora disponibile su Kickstarter. Le consegne inizieranno a partire da Agosto 2021.

Lomography Atoll Ultra-Wide

SPECIFICHE TECNICHE

Lunghezza focale: 17 mm
Copertura formati: 35 mm / full-frame
Campo visivo: 103o
Paraluce Lotus: Sì
Costruzione lente: 13 elementi multistrato, 10 gruppi
Messa a fuoco: Manuale
Minima distanza di messa a fuoco: 0.1 m (Canon RF, Nikon Z, Sony E), 0.25 m (attacco M)
Apertura massima: f/2.8
Costruzione apertura: 8 lamelle, f/2.8–f/22
Anello di apertura: smorzato
Scala di profondità di campo: Sì
Attacco: Canon RF/ Nikon Z/ Sony E (con adattatore close-up) e M (nativo) Contatti elettrici: No
Telemetro M Mount: Sì
M Mount Frameline: 28 mm
Mirino ottico esterno: Sì
Materiali: Alluminio anodizzato sabbiato
Dimensioni (inclusi paraluce lotus e adattatore close-up): 89 mm (Sony E) / 91 mm (Nikon Z) / 87 mm (Canon RF) / ø73 mm × 79 mm (M) Disponibile su Kickstarter: Da 399 USD
Prezzo al dettaglio stimato: Da 549 USD
Data di consegna : agosto 2021

© Riproduzione riservata

Fonte: cameranation.it

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Gli incantevoli paesaggi di Cuma Cevik che sembrano uscire da un dipinto

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Cuma CevikLa fotografa turca Cuma Cevik organizza viaggi avventurosi in tutto il mondo alla ricerca di paesaggi incantevoli da immortalare con la macchina fotografica, ispiata dal suo passato da pittrice.

Interessante vedere come Cuma Cevik si è avvicinata alla fotografia. Amante della pittura ad olio, Cuma ha dovuto lasciar perdere l’accademia d’arte per poi laurearsi in Studi Sociali nel 2013.

Durante l’università Cuma si è avvicinata alla fotografia per puro caso, un amore sbocciato anche grazie alla ricca natura che circondava Bolu, città Natale della fotografa turca. Grazie a questa natura e ai paesaggi spettacolari, Cuma Cevik ha scoperto la sua grande passione per la fotografia, che non ha mai mollato, trasformandola poi nel suo lavoro definitivo.

Ad oggi, Cuma organizza viaggi in tutto il mondo alla ricerca di paesaggi che sembrano ssere uscita da un sogno. Sarà anche grazie alla sua passione per la pittura ma le fotografie di Cuma Cevik hanno colori, atmosfere e luci particolari che sembrano pitturate e non fotografate.

Cuma Cevik@copyright Cuma Cevik

Se volete saperne di più su questi viaggi organizzati e volete vedere altre meravigliose foto di questa bravissima fotografa vi consiglio di visitare le sue pagine ufficiali:

Cuma Cevik: Website | Facebook | Instagram

Tutte le fotografie che vedete qua sotto sono di proprietà di Cuma Cevik e NON possono essere utilizzate senza il consenso della fotografa. Consenso che Camera Nation ha avuto scritto.

Cuma Cevik@copyright Cuma CevikCuma Cevik@copyright Cuma CevikCuma Cevik@copyright Cuma CevikCuma Cevik@copyright Cuma CevikCuma Cevik@copyright Cuma CevikCuma Cevik@copyright Cuma CevikCuma Cevik@copyright Cuma CevikCuma Cevik@copyright Cuma CevikCuma Cevik@copyright Cuma CevikCuma Cevik@copyright Cuma CevikCuma Cevik@copyright Cuma CevikCuma Cevik@copyright Cuma CevikCuma Cevik@copyright Cuma Cevik

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Fonte: cameranation.it

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I vincitori del Travel Photographer of the Year 2020

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Travel Photographer of the Year@copyright Vladimir Alekseev/TPOTY 2020

Il concorso fotografico annuale Travel Photographer of the Year 2020 (TPOTY) ha recentemente annunciato i suoi vincitori e, nonostante l’anno difficile a causa della pandemia, la partecipazione al concorso è stata incredibile e con immagini sbalorditive.

25.000 sono state le immagini partecipanti, provenienti da 147 paesi differenti. Alcuni fotografi hanno inviato immagini scattate vicino a casa durante il lockdown, mentre altri hanno fotografato paesi in cui si erano inaspettatamente trovati bloccati come residenti temporanei a lungo termine.

“La fotografia di viaggio durante una pandemia globale, con numerosi divieti di viaggio, è stata a dir poco impegnativa, ma i fotografi di viaggio sono una razza piena di risorse, e l’ultima serie di immagini vincitrici ne è una testimonianza. Queste immagini sono spettacolari nella loro bellezza, gamma, drammaticità, eleganza e, in alcuni casi, intensità. In tempi difficili porteranno calore e gioia a molti e confermeranno che ci sono abilità, intuizione, visione e arte nella fotografia di viaggio”, questo è stato il commento del fondatore del concorso Chris Coe.

Il primo premio assoluto è andato al fotografo russo Vladimir Alekseev che ha immortalato diverse immagini spettacolari tra cui quella che vedete sopra, scattata durante l’eclissi solare totale alle isole Svalbard.

Le immagini vincitrici saranno esposte al Coal Drops Yard a Londra a partire da maggio 2021 prima di dirigersi verso altre destinazioni. Alcune delle immagini vincitrici del Travel Photographer of the Year 2020 possono essere visualizzate qui. Se volete vederle tutte o saperne di più su questo concorso, vi rimandiamo al sito ufficiale dell’evento a questo indirizzo.

@copyright Azim Khan Ronnie/TPOTY 2020Travel Photographer of the Year@copyright David Newton/TPOTY 2020Travel Photographer of the Year@copyright Mark Anthony/TPOTY 2020Travel Photographer of the Year@copyright Peter Walmsley/TPOTY 2020Travel Photographer of the Year@copyright Paul Sansome/TPOTY 2020@copyright Nicolas Raspiengeas/TPOTY 2020Travel Photographer of the Year@copyright Pier Luigi Dodi/TPOTY 2020

© Riproduzione riservata

Fonte: cameranation.it

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Solo il leggero crepitio dei tuoi passi

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@DOVE E QUANDO

Immagine ripresa il 24 gennaio 2020 sul sentiero che dalla Plose sopra Bressanone (BZ) si inoltra in quota verso il Sass de Putia, offrendo una splendida visione sul massiccio delle Odle.

@RACCONTO

Solitamente pianifico e poi effettuo le mie escursioni in montagna da solo.

Magari si tratta di realizzare un servizio fotografico per una rivista, oppure una semplice esplorazione di una zona che vorrei conoscere meglio. Studio prima di uscire tutto quello che ritengo interessante: il percorso, le possibili varianti, il meteo, cosa potrei vedere, i tempi e gli obiettivi. E poi vado, da solo.

Per diverse ragioni l’andare da solo mi da sempre una soddisfazione particolare: fa in modo che io mi possa concentrare solo su quello che ritengo importante e tralasciare il resto. Posso fermarmi un’ora in un posto tutto sommato insulso oppure “tirarmi il collo” su una salita per arrivare a prendere la luce giusta senza che mi debba sentire in colpa verso gli altri.

Ma se devo essere proprio sincero c’è qualcosa di meglio che andare da soli, andarci con un amico.

Così nel febbraio dello scorso anno mi trovavo nei pressi di Bressanone per realizzare un servizio al My Arbor, con la preziosa collaborazione di Erica Kircheis che si occupa di PR e rapporti con la stampa per Bressanone Turismo.

Oltre ad aver organizzato tutto alla perfezione, Erica che è un’amica e mi conosce bene, mi ha accompagnato in una escursione che dalla Plose ci ha condotti fino ai piedi del Sass de Putia, con una vista spettacolare su tutto il contrafforte delle Odle.

Ecco forse questo è il massimo che possiamo chiedere: scoprire un luogo nuovo con un’amica che ha la stessa tua passione per la montagna, e condividere l’esperienza.

Quel giorno l’abbraccio della Natura che ho sentito tante volte, era ancora più intenso.

 

@FOTOGRAFIA

Attrezzatura e dati di ripresa:

Corpo:                  Nikon D800
Ottica:                  Nikkor AF-S 24-70 G F/2.8
Focale:                 24 mm
Tempo:                 1/250 s
Diaframma:           f/14
Iso:                      180
Comp.Exp:            -1/3 stop

Suggerimento:

Introdurre la presenza umana in una fotografia di paesaggio è una scelta importante, che deve essere presa solamente se la presenza dell’uomo aiuta il messaggio della fotografia che state ricercando.

Solitamente quando vogliamo catturare un’immagine di un ricordo che abbiamo vissuto diamo tanto spazio nella fotografia al soggetto e giusto un po’ allo scenario alla sue spalle. Ora queste fotografie siamo abituati a pensarle come selfie o selfie di gruppo: ma per chi ha qualche anno in più, di queste fotografie sono piene gli album delle gite di famiglia.

Oppure potremmo voler ottenere il risultato opposto, ovvero far vedere quanto è grande un luogo includendo nella scena la figura piccola di un uomo, per dar modo di avere il senso delle proporzioni a chi osserva lo scatto.

Ma se volete coinvolgere lo spettatore e portarlo con voi nella scena come se fosse in cammino con voi, dovrete invece cercare un equilibrio tra questi due estremi per fornirgli un punto di vista più naturale possibile.

Fate attenzione:

La fotografia di un paesaggio così ampio in cui vengono mostrati i diversi versanti di una valle in una giornata soleggiata è già di per se stesso complesso: se inoltre siamo in inverno e il terreno è innevato le complicazioni aumentano.

Le aree in ombra saranno inevitabilmente molto più scure di quelle illuminate dal sole che brilleranno come uno specchio a causa di ghiaccio e neve. Non fatevi ingannare dall’anteprima dello scatto che vedrete sul monitor della reflex o sul display della fotocamera.

Usate invece la funzione di istogramma che è molto più utile, e assicuratevi che tutta la curva stia all’interno dello schema. Se la vedete sbordare a sinistra, vuol dire che ci sono aree troppo scure in cui non avete dettaglio e non lo potrete recuperare: vi serve quindi sovraesporre. Se invece la curva borda a destra, vuol dire che avete un problema con le alte luci e alcune aree risulteranno “bruciate”, e anche queste non saranno recuperabili: vi serve sottoesporre.

In fase di sviluppo dell’immagine dovete riequilibrare zone in ombra e zone il luce per cercare di riavere un bilanciamento tra di esse come avete percepito con i vostri occhi quando avete vissuto quel momento.

@MONTAGNA

Suggerimento:

Ci siamo emozionati davanti ad uno scenario grandioso dove la natura si mostra nella sua magnificenza, e ci siamo fermati per scattare qualche immagine per ricordare quel momento. Tornati a casa rivedendo le immagini ci accorgiamo che non sono poi così efficaci, non rendono giustizia a quel momento. E soprattutto se le mostriamo a chi non ha vissuto con noi quell’esperienza, non risultano interessanti.

Ci possono essere diversi motivi per cui questo accade, non da ultimo l’averle mostrate a qualcuno che ha poca sensibilità per l’ambiente montano. Ma prima di pensare che sia l’osservatore ad avere un difetto, è bene pensare alle immagini realizzate, e alla loro leggibilità.

Un buona fotografia, ben composta e ideata, è leggibile da chiunque: non servono competenze particolari per fruirla.

Soprattutto quando abbiamo grandi panorami davanti a noi, dobbiamo cercare di suggerirne la profondità, che tende a scomparire in un’immagine bidimensionale. In aiuto ci vengono le regole di composizione fotografica, e come in questa immagine, l’uso appropriato della linee guida.

Al seguente link potete trovare una spiegazione più esaustiva di tutto questo: Regole di composizione

La staccionata che si inoltra nella scena verso il Sass de Putia invita chi guarda l’immagine ad esplorarla, rendendosi conto che lo scenario è vasto, si sviluppa da un primo piano fino ad un orizzonte più lontano coronato di montagne.

Fate attenzione:

In inverno la luce è sempre poca, soprattutto per i fotografi. Realizzando una fotografia di paesaggio la luce più interessante è sempre laterale, per delineare e descrivere i profili del terreno.

Quindi se escludiamo la fascia oraria dalle 10.30 alle 14.30 circa, e ci troviamo circondati da catene montuose più alte del nostro punto di ripresa, rimangono poche ore di luce buona. Dobbiamo cercare quindi di trovarci nel luogo in cui desideriamo scattare le immagini nel giusto orario, e anche pensare che alla fine dobbiamo riuscire a rientrare senza avere troppi problemi.

Questa pianificazione è indispensabile venga effettuata per bene prima di recarci sul luogo, così come è necessario sapere quando è il momento di tornare senza farci troppo condizionare dalle emozioni che stiamo vivendo: la sicurezza dev’essere la vostra priorità.

Una lampada frontale carica, un paio di ramponcini per gli scarponi, un navigatore da polso in cui abbiamo memorizzato la traccia effettuata per poterla seguire a ritroso sono alcuni elementi che possono ritornarvi molto utili.

© Roberto Carnevali

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Fonte: cameranation.it

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Sony sfida i limiti e presenta l’incredibile mirrorless A1

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Sony A1Nessuna voce, nessuna foto trapelata nelle settimane scorse. Sony è riuscita a tenere il super segreto sino a ieri quando ha presentato in un evento online su youtube la nuova Sony A1, una mirrorless che sfida i limiti degli strumenti di imaging convenzionali con una tecnologia innovativa che offre un mix senza precedenti di risoluzione, velocità e funzionamento intuitivo.

50 megapixel e una raffica da 30 scatti al secondo, senza blackout (non vedrete la tendina chiudersi nel mirino) e la possibilità di riprendere video in 8K a 30p o 4K addirittura a 120p. Una fotocamera che farà contenti i fotografi sportivi, non si è mai vista (per ora) una fotocamera con queste prestazioni, almeno su carta.

Sony A1 è il risultato di tutte le possibili tecnologie avanzate di Sony condensate in un unico corpo macchina. Al suo interno troviamo in sensore CMOS Exmor RS full frame da 50,1 megapixel che è stato affiancato dal nuovo processore BIONZ XR che ha una potenza di elaborazione di ben 8 volte maggiore al processore BIONZ X.

Questo nuovo processore porta la Sony A1 ad avere una raffica di scatto di ben 30 scatti al secondo, la velocità di scatto più alta di sempre e non solo nel mondo Sony. L’autofocus inoltre è in grado di elaborare sino a 120 calcoli al secondo (il doppio della Sony A9 II) rendendo la velocità di messa a fuoco pazzesca.

Sony A1

Autofocus che presenta 759 punti di messa a fuoco con una copertura del 92%. Migliorato anche il tracking del viso sui soggetti e il real time AF, ottimizzato anche per animali, volatili in particolare.

Sulla Sony A1 la sensibilità ISO va da 100 a 32000 e che può essere estesa a 50-102.400. La gamma dinamica dichiarata da Sony e pazzesca e supera i 15 STOP!!!

Sony A1

Dal punto di vista delle riprese video, Sony A1 è in grado di registrare in 8K a 30p, la prima Sony ad ottenere un risultato simile. In alternativa si può sempre riprendere in 4K sino a 120p in 10 bit 4:2:2 (Canon EOS R5 è avvertita)

Sul retro troviamo un display da 3 pollici, basculante e con una risoluzione di 1.440.000 punti. Sony ha accolto anche molte richieste da parte dei fotografi esigenti e non si è limitata dal punto di vista delle connessioni. Sul lato troviamo una porta ethernet rj45, una porta USB-C, una porta HDMI, il jack per cuffie e microfono.

Sony A1

Sony A1 dispone di 2 slot per schede di memoria che supportano schede CFExpress di tipo A e anche schede UHS-I e UHS-II SDXC/SDHC. 

Questo gioiello di tecnologia ha ovviamente un prezzo che non è per tutti. Sarà disponibile a Marzo 2021 ad un prezzo che si aggirerà attorno ai 7300 euro per il solo corpo macchina, un prezzo davvero altissimo ma in linea con le caratteristiche presenti su questa Sony A1.

Non vediamo l’ora di recensirla e di poterla confrontare con la rivale Canon EOS R5. Vi terremo aggiornati…

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Fonte: cameranation.it

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