Categoria Notizie sulla fotografia

L’esplosione di un’Audi R8 fotografata pezzo per pezzo

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audi r8Di recente ho scoperto il fotografo e artista svizzero Fabian Oefner partito nel 2013 con un progetto fotografico chiamato “Disintegrating“, una serie di fotografie di autovetture che paiono esplodere davanti all’obiettivo della fotocamera.

Fabian partì col fotografare l’espolosione di una Ferrari 330 P4 per poi passare a una Ford GT40 del 1969 a una Maserati 250 F del 1957 a una Auto Union Type C del 1936/37 a una Porsche 956 del 1982 e a una Bugatti 57 SC del 1934.

Tutti questi suoi primi tentativi furono fatti su modelli in scala sino ad un paio di anni fa quando Fabian si trovò a scattare l’esplosione di una Lamborghini Miura vera (ve ne avevo parlato poco tempo fa).

Il risultato finale venne così bene da convincere anche AUDI a chiamare Fabian Oefner per festeggiare, in modo particolare, il decimo anniversario del motore V10 dell‘Audi R8 facendogli realizzare, come hanno dichiarato in Audi, “la nostra opera d’arte più lenta“.

Come per la Lamborghini, anche per l’Audi R8 il lavoro è stato decisamente complesso. L’autovettura era già assemblata ed è stata, pian piano, smontata pezzo per pezzo per permettere a Fabian di fotografare meticolosamente ogni singolo dettaglio del motore.

audi r8

Anche se il risultato finale è stato quello di ottenere una sola singola immagine, Fabian ha scattato migliaia di fotografie alla componentistica dell’Audi R8 e lo ha fatto con una fotocamera Hasselblad a medio formato per avere il massimo dettaglio possibile.

audi r8

Qua sotto vi lascio il video con le varie fasi del progetto che, dopo la fase di smontaggio e fotografia, ha chiesto un lungo periodo di postproduzione in photoshop!

Ad essere sincero preferisco l’esplosione della Lamborghini ma anche il lavoro fatto su questa Audi R8 è sicuramente da apprezzare, almeno per lo sforzo immane.

 

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Fonte: cameranation.it

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La bellissima Leica Q2 Daniel Craig in edizione limitata

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Leica Q2 Daniel CraigLeica ha annunciato la sua ultima fotocamera in edizione speciale limitata, la Leica Q2 Daniel Craig e Greg Williams.

La fotocamera è stata creata in stretta collaborazione con l’attore pluripremiato Daniel Craig e Greg Williams, uno dei fotografi più rinomati della Gran Bretagna. Leica afferma: “Sia Craig che Williams hanno una passione comune in fotografia e sono entrambi accaniti fan del marchio Leica, il che rende questa collaborazione perfetta per la coppia.”

Come per le precedenti fotocamere Leica in edizione speciale limitata, la Daniel Craig x Greg Williams Q2 rimane tecnicamente invariata rispetto ad una classica Q2 e presenta un sensore full frame da 47.3 MP, un obiettivo Summilux 28 mm F1.7 incorporato e un EVF OLED . Ciò che è cambiato è l’estetica esterna, che tralascia il classico marchio standard Leica rosso per un design nero e oro.

Tutte le incisioni sono rifinite con vernice dorata, mentre il resto della fotocamera, compreso il rivestimento in pelle con motivo a rombi, è interamente nero. Il nome e il numero di serie sequenziale delle unità Daniel Craig x Greg Williams Q2 sono incisi sotto il vetro del display. Ogni unità è dotata di una tracolla in pelle nera.

L’edizione limitata Daniel Craig e Greg Williams Leica Q2 è limitata a 750 unità ed è immediatamente disponibile presso Leica Store e rivenditori internazionali per $6.995 a partire da oggi.

Leica Q2 Daniel CraigLeica Q2 Daniel Craig

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Fonte: cameranation.it

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Sony IMX800, su Huawei P50 sarà il primo sensore da 1 pollice per smartphone

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Gli smartphone della famiglia Huawei P50 monteranno il sensore Sony IMX800, che dovrebbe essere imminente e dovrebbe essere il primo su smartphone con dimensioni da 1 pollice. Ad oggi possiamo contare solo su voci di corridoio, quindi niente di ufficiale, ma la conferma dovrebbe arrivare con il lancio (che dovrebbe essere a breve) dei nuovi top di gamma cinesi.

La novità è stata divulgata in anticipo attraverso un tweet di @RODENT950, secondo il quale il nuovo grosso sensore fotografico dovrebbe arrivare nel mese di Aprile. La fonte ha poi indicato che per la prima volta il sensore dovrebbe apparire nei tre flagship dell’azienda che dovrebbero debuttare proprio nello stesso periodo dell’anno. Un sensore di immagini di dimensioni così generose garantisce diversi benefici, fra cui una maggiore luce catturata e una maggiore definizione.

Il modello di base, Huawei P50, dovrebbe integrare tre fotocamere: oltre alla principale avremo una ultra grandangolare e un teleobiettivo classico. Su Huawei P50 Pro invece il teleobiettivo verrà sostituito da un teleobiettivo periscopico, che dovrebbe garantire un fattore di ingrandimento più esteso e infine avremo una variante “Pro+” che avrà cinque fotocamere posteriori: una principale, una ultra grandangolare, due teleobiettivi di cui un periscopico, e un sensore ToF.

Il nuovo sensore dovrebbe adottare un filtro RYYB, con una risoluzione dichiarata di 50MP (identica rispetto all’attuale generazione). Per la messa a fuoco automatica il sistema dovrebbe utilizzare di nuovo la tecnologia PDAF omnidirezionale. I tre smartphone entreranno nella fase di produzione in volumi in questo periodo dell’anno, e dovrebbero essere lanciati con un leggero ritardo rispetto ai due predecessori l’anno scorso (che erano stati presentati a Marzo).

Fonte: fotografidigitali.it

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Presentata la nuova Pocket Cinema Camera 6K Pro di Blackmagic Design

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Pocket Cinema Camera 6K ProBlackmagic Design ha annunciato la nuovissima Blackmagic Pocket Cinema Camera 6K Pro, simile al modello precedente ma con tante novità tra cui un touchscreen HDR più luminoso, filtri ND integrati, una batteria più grande e molto altro ancora.

La Blackmagic Pocket è dotata di un’impugnatura con un layout di controllo simile alle fotocamere mirrorless, con facile accesso a impostazioni come ISO, bilanciamento del bianco, apertura dell’otturatore e pulsante per l’avvio di registrazioni video.

La Pocket Cinema Camera 6K Pro è dotata dello stesso sensore della precedente versione: un Super 35mm da 6144 × 3456 pixel e pure lo stesso attacco per obiettivo EF della Cinema Camera 6K originale, ma la Pro aggiunge filtri ND motorizzati a 2, 4 e 6 stop integrati, LCD HDR Full HD (1920 × 1080 pixel) con inclinazione regolabile e con una luminosità di picco di 1.500 nit e due ingressi audio mini XLR insieme a una batteria Sony più grande.

Lo schermo s’inclina verso l’alto per una facile visualizzazione del display che presenta un meno molto intuitivo con i parametri di registrazione, l’istogramma, gli indicatori di focus peaking, i livelli, le guide dei fotogrammi e altro ancora.

Come con la fotocamera 6K originale, la Pro registra utilizzando formati di file aperti standard. Supporta file Apple ProRes a 10 bit standard del settore in tutti i formati fino a 4K o Blackmagic RAW a 12 bit in tutti i formati fino a 6K.

Pocket Cinema Camera 6K Pro

Il modello Pro utilizza anche la stessa tecnologia per la gestione del colore della “generazione 5” di URSA Mini Pro 12K di fascia alta e ti darà accesso a una nuova curva di gamma dinamica a 12 bit progettata per catturare più dati di colore nelle luci e nelle ombre.

L’ultimo importante aggiornamento al modello Pro è l’aggiunta di un mirino opzionale che si collega al supporto hot-shoe.

Pocket Cinema Camera 6K Pro

A proposito di connettività, sulla Blackmagic Pocket Cinema Camera 6K Pro si trova una porta HDMI (tipo A) a pieno formato, l’ingresso per un microfono e l’uscita cuffie e due porte XLR mini (per catturare due tracce separate da altrettanti microfoni).

La Pocket Cinema Camera 6K Pro è in vendita al prezzo di 2.135 euro. Il mirino elettronico opzionale costa 485 euro più IVA.

© Riproduzione riservata

Fonte: cameranation.it

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Un suggestivo affaccio sul monte Bianco

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@DOVE E QUANDO

Immagine ripresa il 17 luglio 2014.

Salendo da La Joux (1.594 m.) nel vallone di La Thuile in Valle d’Aosta si percorre il sentiero che risale verso il rifugio Deffeyes (2.494 m.) e che permette di ammirare le 3 cascate del Rutor.

Andando oltre il rifugio continuando l’avvicinamento al ghiacciaio del Rutor,  verso i 2.700 m. di quota, si può godere di una vista panoramica eccezionale sul massiccio del Monte Bianco.

@RACCONTO

Solitamente per fare una buona fotografia di paesaggio occorre potersi ritagliare una buona dose di tempo. E’ necessario esplorare il territorio, conoscerne gli scorci, capire quali sono gli aspetti peculiari per poterli poi raccontare attraverso le immagini.

Quando abbiamo capito quello che vogliamo raccontare non resta che pianificarne la realizzazione. Per fare questo dovremo tornarci almeno ancora una volta, con il meteo e la luce adeguati per i nostri scopi.

E’ un procedimento di ricerca non sempre semplice, una buona fotografia di paesaggio spesso nasconde parecchie scarpinate, alcune delusioni relative al meteo che non era fedele a quello previsto, condizioni della montagna non ottimali o tracciati non percorribili.

In qualche rara occasione invece si “inciampa” quasi nel giusto scorcio, con il giusto meteo, e non rimane che realizzare la fotografia: per esperienza direi che succede quando stiamo facendo altro.

Così durante un servizio che stavo realizzando alle cascate e ghiacciaio del Rutor in valle d’Aosta nel luglio del 2014 per il mensile Bell’Italia, mi sono imbattuto in questo scorcio panoramico sul massiccio del Monte Bianco.

Il paesaggio morenico estivo costellato da infinite piccole pozze e laghetti, da rocce di varie dimensioni e dai colori accesi, da compatti terreni ricchi di licheni e fiori offrivano un primo piano originale per poter riprendere una panoramica sul massiccio del Monte Bianco e l’arco alpino.

 

@FOTOGRAFIA

Attrezzatura e dati di ripresa:

Corpo:                   Nikon D800
Ottica:                   Nikkor AF-S 24-70 G F/2.8
Focale:                  38 mm
Tempo:                  1/250 s
Diaframma:            f/10
Iso:                       100

Suggerimento:

Quando avete davanti a voi grandi spazi è importante utilizzare bene la composizione fotografica per rendere le vostre immagini leggibili e interessanti. Infatti un grande spazio senza elementi di riferimento conosciuti tenderanno a spiazzare il senso delle proporzioni per chi le osserva senza essere stato con voi a vivere di persona quei paesaggi.

L’utilizzo del primo piano è fondamentale per dare profondità alla scena, serve quindi includere un’area in cui mostrare il terreno vicino alla zona di ripresa. Questo comporta sempre la valutazione di quanto primo piano inserire nell’immagine, quanto deve essere importante?

Dipende dai casi, una buona regola è quella di pensare comunque quanto il primo piano concorre al racconto, e quanto invece ci serve solo come quinta in scena per dare profondità.

Se ha quasi solo un aspetto funzionale alla profondità di campo è il caso di minimizzarne la porzione.

Se invece come nel caso di questa fotografia avete un primo piano speciale è giusto cercare di valorizzarlo, dargli spazio nell’immagine, senza preoccuparsi troppo che rubi un po’ di attenzione al soggetto.

Fate attenzione:

Sono spesso i piccoli dettagli a fare la differenza in una fotografia, nel bene e nel male. Quando tutto vi sembra a posto e scattate l’immagine che desideravate siete emozionati, non vedete l’ora di tornare a casa e vederne il risultato.

A volte però questo può essere rovinato da piccole disattenzioni e nel caso della fotografia di paesaggio può voler dire non riavere più le stesse condizioni per porvi rimedio. Quando avete anche un piccolo specchio d’acqua in una giornata soleggiata dovete prestare attenzione ai riflessi e alla bruciature che possono generarsi nelle immagini.

Potete spostarvi e cambiare l’angolo di ripresa: vi conviene comunque controllare l’istogramma della fotografia nella fotocamera dopo lo scatto per avere conferma che non ci siano zone sovraesposte.

Ma potete fare ancora meglio e utilizzare un filtro polarizzatore circolare con cui controllare i riflessi, decidere se avere la superficie dell’acqua trasparente od opaca e non dover cambiare il punto di ripresa.

Ho utilizzato un filtro polarizzatore circolare in questa immagine, che da anche la possibilità di avere un blu più intenso nel cielo e una saturazione più intensa dei colori.

@MONTAGNA

Suggerimento:

Per trascorrere una bella giornata estiva e soleggiata a quasi 3.000 m. di quota mi sento di darvi un paio di suggerimenti che possono farvi tornare a casa senza effetti collaterali. A parte ovviamente la stanchezza e le gambe a pezzi che un dislivello di 1.500 m. certamente vi regaleranno.

Il primo riguarda la vostra vista. Dovete usare occhiali da sole che schermino bene i raggi UV che sono più intensi in quota. Non vanno bene quelli cool con le lenti piccole e ambrate che vi fanno sembrare John Lennon, e nemmeno quei Ray-Ban con cui siete uguali uguali a Poncharello in Chips.

Ironia a parte, il dover rimanere esposti alla luce solare in alta quota comporta un rischio serio per i vostri occhi, potenzialmente amplificato guardare nel mirino di una reflex quando il sole entra direttamente in camera, e quindi dritto nel vostro occhio. Acquistate un paio di occhiali con una buona protezione, vanno benissimo anche quelli leggeri che usano gli sportivi per correre o andare in bicicletta, meglio bene avvolgenti.

Il secondo consiglio è quello di coprirsi bene dal sole nonostante il caldo che potrà fare, e ricordatevi di spalmarvi di crema solare ad alta protezione tutte le zone di pelle che non sono riparate. Mi sono ustionato varie volte in montagna per aver dimenticato di proteggere qualche parte, e posso garantire che per le 2/3 settimane successive avreste di che divertirvi.

Fate attenzione:

Quando si sale a quote importati come è stato necessario per realizzare questa immagine, le precauzioni da prendere devono essere maggiori rispetto a quelle che useremmo per una passeggiata facile in un bosco a 1.000 m. di quota.

Oltre ad avere la giusta preparazione fisica, l’abbigliamento e l’attrezzatura adatti, punterei a sottolineare un aspetto da non sottovalutare se non siete pratici di questi ambienti.

Le aree moreniche sono prive di sentieri definiti, in esse bisogna orientarsi quando va bene con gli ometti di pietra. Cercate di memorizzare il percorso che fate senza fidarvi ciecamente di questi segnavia. Usate dei riferimenti sicuri, scattate qualche foto con il cellulare come promemoria.

Negli ultimi anni molte persone non hanno ben capito l’utilità di questi cumuli e spesso ne erigono di artistici un po’ dovunque. Il risultato estetico spesso è piacevole, ma quando li si deve utilizzare per orientarsi  e se ne vedono un po’ in tutte le direzioni, allora la poesia spesso finisce.

© Roberto Carnevali

Leggi tutte le altre puntate della rubrica Montagna e Fotografia a questo link.

© Riproduzione riservata

Fonte: cameranation.it

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Canson Infinity presenta 4 nuove carte ARCHES, l’eccellenza per la stampa artistica

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canson archesCanson Infinity ha presentato 4 nuove carte artistiche digitali realizzate dell’iconica cartiera Arches, disponibili a partire da fine marzo 2021: ARCHES 88 310 g/m2, ARCHES BFK Rives® Pure White 310 g/m2, ARCHES BFK Rives® White 310 g/m2 e ARCHES Aquarelle Rag 310 g/m2.

Con la chiara intenzione di produrre carte 100% cotone “best in class” che presentano bianchi straordinari senza l’uso di OBA (agenti sbiancanti ottici), questa eccezionale gamma fissa i nuovi standard nell’industria della stampa digitale fine art.

Strategicamente collocata nei Vosgi francesi, ARCHES produce carta artistica di altissima qualità dal 1492. Oggi, ARCHES è l’unica cartiera in Francia a utilizzare il tradizionale processo di produzione su forma tonda, che produce carta tradizionale per belle arti simile nell’aspetto e al tatto alle carte fatte a mano. La nuova collezione di carte ARCHES combina la tradizione alle più avanzate tecniche di patinatura per un risultato unico.

Realizzata in 100% cotone, ogni carta è priva di sbiancanti ottici per garantire una migliore conservazione nel tempo. L’innovativa patinatura a getto d’inchiostro produce stampe con una splendida resa cromatica, compresi i neri profondi e i bianchi naturali, offrendo a fotografi, artisti e tipografi la possibilità di creare immagini su un’ampia gamma di tonalità di colore. Queste nuove prestigiose carte sono state progettate appositamente per la creazione di stampe d’arte digitali per opere d’arte in edizione limitata.

Per ulteriori informazioni sulla gamma di carte Canson ARCHES , visitare il sito https://www.canson-infinity.com/it

I mastri cartai ARCHES producono carte artistiche di altissima qualità fin dal 1492 e oggi ARCHES è l’unica cartiera in Francia che utilizza la produzione su forma tonda per tutte le sue carte.

Nel corso dei secoli, grandi artisti come Édouard Manet, Edgar Degas, Paul Cézanne, Claude Monet, Vincent Van Gogh, Henri Matisse, Raoul Dufy, Pablo Picasso, Georges Braque, Marc Chagall, Joan Miro, René Magritte, Salvador Dalì, Pierre Soulages, Zao Wou Ki, Roy Lichtenstein, Bernard Buffet, Andy Warhol, Pierre Alechinsky e molti altri hanno prodotto alcuni dei loro lavori più importanti sulla carta ARCHES®. Scegliendo ARCHES® per i loro capolavori, questi artisti di fama mondiale testimoniano l’eccezionale qualità e la permanenza delle carte ARCHES.

Oggi ARCHES rimane ancora il riferimento indiscusso per tutti gli artisti.

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Fonte: cameranation.it

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Nuovo Lumix S 70-300: teleobiettivo macro per la serie LUMIX S

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Lumix S 70-300Panasonic ha presentato il nuovo LUMIX S 70-300 mm F4.5-5.6 MACRO O.I.S. (S-R70300), un teleobiettivo zoom intercambiabile con attacco L-Mount dedicato alle fotocamere mirrorless full-frame della serie S. Votata a una qualità d’immagine senza compromessi, la gamma di dispositivi e obiettivi LUMIX S è progettata espressamente per i creatori di contenuti che ambiscono alle migliori performance.

Il nuovo Lumix S 70-300 assicura una resa straordinaria per creare foto e video di grande impatto. Non solo: la messa a fuoco automatica ad alta velocità e precisione, supportata dal sistema Dual I.S., assicurano la versatilità necessaria per catturare agilmente qualsiasi tipo di soggetto in movimento.

Basati su una tecnologia ottica allo stato dell’arte, i 17 elementi – comprensivi di una lente UED (Ultra Extra-low Dispersion), due ED (Extra-low Dispersion) e una UHR (Ultra-High Refractive Index) – sono suddivisi in 11 gruppi e perfettamente allineati per annullare efficacemente le aberrazioni cromatiche assiali delle focali lunghe e quelle provocate dall’ingrandimento delle focali corte.

La lente UHR, in particolare, uniforma la qualità dell’immagine dal centro fino ai bordi, con l’ulteriore vantaggio di ridurre l’ingombro.

Con l’incredibile distanza di messa a fuoco minima di 0,54 m, Lumix S 70-300 raggiunge un ingrandimento massimo di 0,5x (a 300 mm), che consente di realizzare scatti e riprese macro a metà della grandezza naturale. L’apertura tonda con iride a 11 lame produce meravigliosi effetti bokeh circolari nell’intero range dello zoom.

Lumix S 70-300

Il sistema Dual I.S. combina lo stabilizzatore d’immagine ottico (O.I.S.) all’interno dell’obiettivo a quello integrato nel corpo macchina delle fotocamere LUMIX S (B.I.S.) per compensare le vibrazioni e ridurre la velocità di otturazione di 5,5 stop. Il controllo massimo di 480 fps, inoltre, è sinonimo di una messa a fuoco automatica rapida e ad altissima precisone.

Nonostante l’abbondanza di sistemi e tecnologie, il teleobiettivo ha una struttura estremamente leggera e compatta, comoda da portare ovunque. Il corpo solido, resistente alla polvere e agli schizzi, dà il massimo anche in condizioni proibitive, ad esempio a temperature di -10 °C. Il trattamento al fluoro applicato all’elemento frontale, inoltre, è idro- e oleo-repellente. Il diametro del filtro è pari a 77 mm.

Tutti gli obiettivi della serie LUMIX S sono insuperabili in quanto a prestazioni di ripresa, grazie allo speciale meccanismo che elimina l’apparente effetto zoom quando si varia la distanza di fuoco – il cosiddetto focus breathing, un problema insormontabile per gli obiettivi intercambiabili limitati solo alla fotografia. Durante lo zoom, inoltre, il fuoco rimane sempre fisso sul soggetto, per realizzare video di livello professionale.

Panasonic si sta dedicando allo sviluppo di altri obiettivi L-Mount, fra cui tre ad ampia apertura F1.8, che renderanno la serie LUMIX S ancora più completa e pronta a rispondere a tutte le esigenze creative.

Lumix S 70-300 rientra nel programma LUMIX PRO, pensato per offrire un’assistenza continuativa agli utenti dei prodotti LUMIX. I vantaggi comportati dall’iscrizione a LUMIX PRO valgono non solo nel Paese di residenza, ma anche in quelli visitati per lavoro. Sul sito www.lumix-pro.com sono disponibili i Termini e condizioni del programma, che specificano livelli di assistenza, Paesi e prodotti idonei.

Lumix S 70-300 sarà commercializzato nel mercato italiano a partire da Maggio 2021 ad un prezzo suggerito al pubblico di 1.349,99 €.

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Fonte: cameranation.it

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Leica APO-Summicron-SL 28 f/2 ASPH. è l’ultima novità tra gli obiettivi della società

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Ci sono stati diversi rumors che ne hanno preannunciato l’arrivo, ma finalmente ci siamo: è stato svelato il nuovo obiettivo Leica APO-Summicron-SL 28 f/2 ASPH.. Si tratta di una soluzione per le fotocamere della serie SL del produttore tedesco (o sulle fotocamere della L-Mount Alliance), come intuibile dal nome, che punta a essere un grandangolo con una buona luminosità per fotografia di interni e di architettura.

leica

Le caratteristiche del Leica APO-Summicron-SL 28 f/2 ASPH.

Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche del nuovo obiettivo Leica APO-Summicron-SL 28 f/2 ASPH. troviamo una soluzione che sfrutta un design ottico con 13 elementi suddivisi in 10 gruppi. Per aumentare la qualità dell’immagine sono stati impiegati ben sei lenti asferiche delle quali tre lo sono su entrambe le facce. C’è poi un rivestimento per ridurre al minimo i riflessi indesiderati.

leica sl

Per la messa a fuoco troviamo motori passo-passo di tipo DSD (Dual Syncro Drive) che puntano a essere precisi ma anche durevoli oltre che veloci. Questo permette di coprire l’intera gamma di messa a fuoco in appena 250 ms. Ovviamente si tratta di una lente di qualità e questo significa avere una serie di guarnizioni a prova di polvere, umidità e spruzzi d’acqua mentre le lenti esterne sono pensate per resistere anche agli eventi atmosferici più avversi. La minima distanza di messa a fuoco è pari a 24 cm.

C’è anche un nuovo sistema di messa a fuoco manuale con un anello di messa a fuoco con magneti con polarizzazione alternata. Quando viene utilizzata il sistema monitora la polarizzazione inviando le informazioni al processore e i motori possono modificare il posizionamento delle lenti sulla corrispondente posizione di fuoco sulle basi della rotazione dell’anello. Questo si traduce in una maggiore velocità e precisione, anche con la messa a fuoco manuale.

leica sl

L’apertura massima del diaframma è pari a f/2 mentre quella minima tocca gli f/22. Anteriormente è possibile invece utilizzare filtri da 67 mm di diametro. Leica APO-Summicron-SL 28 f/2 ASPH. integra poi sistema di produzione che ne riducono dimensioni e peso pari rispettivamente a 102 x 73 mm e 700 grammi (senza paraluce).

Attualmente questo nuovo modello è disponibile nel negozio on-line del produttore a un prezzo, per l’Italia, di 4680 euro. Non sono previste altre colorazioni se non quella anodizzata nera.

Seguici sul nostro canale Instagram, tante novità in arrivo!

Fonte: fotografidigitali.it

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Insta360 ONE R Twin Edition – La nostra recensione

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Insta360 ONE RLa Insta360 One R Twin Edition è una action cam modulare e una telecamera 360 che sembra inventata dai signori della Lego.

Il nucleo che contiene l’elettronica si “appoggia” letteralmente alla batteria con un sistema ad incastro che sembra da subito molto robusto. Accanto a questo “nucleo” possiamo agganciare i due corpi ottici, identici nella forma ma non nella sostanza.

Il primo è infatti un grandangolo che può riprendere fino a 4k mentre il secondo dispone di una doppia ottica per realizzare foto e video a 360° con risoluzione finn a 5.7K.

Nella confezione che Insta360 ci ha fornito per il nostro test abbiamo trovato anche il Selfie Stick, o meglio, l’Invisibile Selfie Stick. Sì perchè il software a bordo della macchina consente di rimuovere completamente dall’inquadratura la presenza dello stick e fornendo così la percezione di venire ripresi “esternamente” da un terzo elemento.

In alcuni casi le riprese così realizzate possono sembrare addirittura realizzate con un drone che, a bassa quota, ci segue e o ci precede nel nostro percorso, l’effetto è davvero incredibile!

Girare video a 360° dà la straordinaria possibilità di effettuare tutta la regia in un secondo momento, direttamente dall’app fornita in dotazione con il device.

Diventa davvero facile decidere di in quadrare un particolare preciso, spostare l’inquadratura in un primo piano di chi ci sta accanto per poi ingrandire in una panoramica del luogo in cui ci si trova, il tutto con un solo ed unico video girato.

Insta360 One R Twin Edition presenta uno slot per scheda micro SD e una porta USB-C per la ricarica sul lato del modulo principale. I controlli fisici si trovano nella parte superiore del touchscreen e includono un pulsante di accensione e un pulsante di registrazione: tutte le altre impostazioni vengono modificate tramite l’app.

Questa cosa l’ho trovata personalmente un po’ limitante, unita al fatto che il touchscreen non è troppo sensibile mi sono ritrovato più di una volta con la modalità di scatto cambiata senza che me ne accorgessi.

Insta360 ONE R
Il sistema di menu è difficile da navigare rapidamente. L”interfaccia utente non è intuitiva e la modifica delle impostazioni richiede una discreta quantità di lavoro e di comprensione delle icone che non hanno una banale label di spiegazione che aiuterebbe tantissimo, soprattutto nei primi utilizzi.

All’interno dell’app è possibile visualizzare filmati dalla scheda SD, salvare file sul telefono per una facile condivisione, accedere a tutorial, modificare le impostazioni della fotocamera e modificare filmati.

Insta360 ONE R
Tuttavia, una volta che hai capito come muoverti attraverso i menu e configurato la fotocamera a tuo piacimento, è davvero semplice e piacevole da usare: basta premere il grande pulsante di registrazione in alto per scattare foto o iniziare a registrare video.
Mi ha lasciato un po’ perplesso la modalità di standby che si attiva, lasciando la fotocamera accesa ma spegnendo il display. Non capivo cosa dovevo fare per “resuscitarla”.

Nella versione con il sensore da 1″ è qualcosa di abbastanza raro sul mercato, dato che la maggior parte delle action cam ha sensori più piccoli.

Per le foto, portare con se solo la fotocamera in mano, senza lo stick, è davvero piacevole, è davvero piccola, il che la rende ideale per la fotografia di strada.
La fotocamera include la stabilizzazione dell’immagine FlowState di Insta360 e si può scegliere di scattare senza di essa e ottenere comunque riprese stabili.

Una caratteristica che ho trovato molto interessante consiste nel fatto che il modulo principale può essere fissato in entrambe le direzioni, consentendo di posizionare lo schermo sul retro della fotocamera o rivolto in avanti (utile per la modalità selfie).

Sebbene la fotocamera abbia la capacità di scattare foto Raw, c’è un notevole ritardo tra il premere il pulsante di registrazione e il salvataggio della foto sulla scheda.

Insta360 One R Twin Edition è in grado di registrare in modo continuo finché si dispone di batteria e di capacità nella scheda di memoria e proprio qui trovo il difetto più grande di questo oggetto: la durata della batteria!

Le dimensioni così ridotte hanno obbligato l’azienda ad inserire una batteria piccola (troppo) che rischia di lasciarci a piedi un po’ troppo spesso.


La Insta360 One R Twin Edition viene dichiarata impermeabile e questo è sicuramente un punto di forza. Proprio a tal proposito mi ha lasciato un po’ perplesso lo sportellino della memory card: è collegato alla macchina da un cavo in plastica sottile…troppo sottile…

Per chi è questa action-cam? Sicuramente per quei creatori di contenuti che vogliono dare quel tocco in più ai loro prodotti ma che, allo stesso tempo, hanno quella voglia e quel tempo di imparare ad utilizzare davvero a fondo l’ecosistema macchina/app che ne esprime al meglio il potenziale.

Sicuramente un bel regalo per il proprio partner o per un amico.
Molto difficile compararla con altre action cam della concorrenza, nessuna di esse offre una tale versatilità e possibilità. Magari oggetti come la GoPro consentono di arrivare a qualità e risoluzione superiori ma non consentono poi di trasformarsi in telecamere a 360°.

Il prezzo, che ruota attorno ai 500 €, non la rende proprio alla portata di tutti.
Diciamo che è un oggetto che va comprato e merita questi soldi se si hanno le idee molto chiare sui risultati che si vogliono ottenere (date un’occhiata al video qui sotto!), non deluderà le aspettative e sarà il partner giusto per produrre, divertendosi, contenuti di alta qualità.

© Riproduzione riservata

Fonte: cameranation.it

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Ricordando gli amici perduti

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@DOVE E QUANDO

Immagine ripresa il 2 giugno 2019 salendo dal lago della Ninfa verso il monte Cimone che è la vetta più alta dell’appennino Tosco-Emiliano.

@RACCONTO

A volte vado in montagna solo per poter pensare, anzi per essere più precisi, per ricordare.

Quando ho questo stato d’animo non penso certo a raggiungerne la cima.

Lascio il sentiero e vado a cercarmi un angolino di montagna che in quel momento sia tutto mio, senza averlo pianificato in precedenza. Non so dove mi fermerò, ma devo camminare come per espiare qualche cosa che non ho concluso, che ho lasciato a metà, incompiuta… è difficile spiegare a parole.

Poi finalmente trovo una roccia, un posto che alla fine assomiglia quasi sempre ad un nido spartano.

Consapevole di essere in alto rivolgo lo sguardo verso la pianura, verso i luoghi in cui vivo tutti i giorni, di cui sono intrisi i miei ricordi.

Da qui, da lontano, mi sembra di poter dimenticare per un po’ tutto quello che non è importante, concentrare tutto me stesso nel ricordare i troppi amici che negli anni sono andati perduti.

 

@FOTOGRAFIA

Attrezzatura e dati di ripresa:

Corpo:                  Nikon D800
Ottica:                  Nikkor AF-S 24-70 G F/2.8
Focale:                 70 mm
Tempo:                 1/500 s
Diaframma:           f/11
Iso:                      100
Comp.Exp:            -2/3 stop

Suggerimento:

Quando inserite la presenza umana in una scena, anche se piccolissima, anche se poco dettagliata, anche se defilata, essa catturerà subito l’attenzione dell’osservatore. L’empatia verso gli altri esseri umani, la necessità di capire il contesto in cui sono mostrati, la valutazione di potenziali pericoli ci fanno subito concentrare su di essa. E questa sensibilità e necessità di capire l’altro si amplificano se l’uomo è rappresentato in un luogo quasi desertico.

Bisogna conoscere bene queste dinamiche per poterle utilizzare a proprio servizio nel realizzare immagini efficaci che possano essere lette con facilità.

Se come in questa scena la figura umana è dimensionalmente piccola, dovreste assicurarvi che l’inquadratura sia molto pulita e minimale, per evitare che altri elementi possano confondersi con il soggetto principale della fotografia che in questo caso è l’uomo in un ambiente montano.

Fate attenzione:

Posto che avete individuato la porzione di scenario da inquadrare, un ripido pendio di terreno misto tra rocce e licheni, dovete effettuare alcune scelte con particolare attenzione.

Dove posizionare la presenza dell’uomo? In basso, a metà, in cima al tracciato?
E ancora: in piedi, fermo, seduto? E con lo sguardo rivolto verso quale punto?

Tutte decisioni da prendere in funzione di quello che volete raccontare con l’immagine.

Nel mio caso ho detto che salgo in montagna e non mi interessa certi giorni raggiungere la vetta, quindi la scelta è caduta nel posizionare l’uomo nella parte alta, lasciando però vedere che il pendio prosegue oltre di esso.

Ho anche detto che mi fermo a ripensare alla mia vita di tutti i giorni che si svolge in pianura, così l’uomo è seduto, la posa è statica e lo sguardo è rivolto verso il basso.

Basta davvero poco per fare in modo che una fotografia riesca oppure no quando si gioca a suggerire stati d’animo: vale la pena valutare bene le scelte affinché riusciamo a comunicare correttamente con essa quello che desideriamo.

 

@MONTAGNA

Suggerimento:

Uno dei vantaggi nell’essere in zone di montagna poco frequentate è quello di poter gestire la nostra attrezzatura con serenità, senza doverci continuamente preoccupare che qualcuno approfitti di una nostra distrazione e ci porti via qualcosa di costoso.

Così per realizzare una fotografia come questa, una volta che avete scelto esattamente l’inquadratura, non dovrete stare ad attendere che qualcuno si posizioni esattamente come desiderate nel punto che volete: potreste invecchiare sul posto.

Al contrario è molto stimolante che partecipiate completamente alla realizzazione della fotografia anche come attore protagonista. Basta posizionare la camera su una roccia o ancora meglio sul vostro zaino, impostare lo scatto con l’autoscatto e assicurarsi di avere il tempo per entrare nella posa.

Il tempo di ritardo dell’autoscatto si può regolare e varia a secondo del dispositivo: vi suggerisco di impostare il più lungo che vi è concesso. Questo perché al solito in montagna non è bene correre, non sareste i primi a farvi male e non ne vale la pena. Ma i 10 o 30 secondi della vostra fotocamera potrebbero non bastarvi.

Se vi capita ogni tanto di scattare foto con necessità simili, esistono dei comandi remoti di scatto via radio che potete azionare con un pulsante anche a più di 100 m. dalla camera. Con poco più di 10 € potete acquistarne di economici per svolgere questa funzionalità.

Quando non esistevano questi dispositivi il grande alpinista ed esploratore italiano Walter Bonatti, si era auto-costruito un congegno simile per potersi immortalare nei suoi famosi reportage in giro per il mondo. Non è stimolante poterlo imitare?

Fate attenzione:

In una zona in alta montagna, su un crinale o anche solo su un versante esposto, il vento sarà vostro nemico nel realizzare fotografie con l’autoscatto, per diverse ragioni. Di seguito alcune casistiche a cui prestare attenzione.

State scattando con il cellulare, una macchina compatta o una piccola mirrorless. Il pregio di questi dispositivi nell’andare in montagna è subito evidente: poco ingombro e soprattutto poco peso nello zaino. Ma quando li esponete al vento senza tenerli ben fermi nelle vostre mani, potete stare certi che si sposteranno anche con un vento non troppo testo. Dalle piccole oscillazioni che magari pregiudicano l’inquadratura o inducono il mosso, a grandi dispiaceri quando ormai distanti e in posa li vedrete rotolare giù per la montagna.

Dovete cercare di ancorarli come meglio potete: il modo più semplice è quello di raccogliere anche solo qualche pietra e costruire attorno alla fotocamera una sorta di rifugio o di schermo per il vento. E’ più complicato da spiegare che da fare: usate l’arte dell’arrangiarvi avrebbe detto mio nonno ,o più in stile anni ‘80 tirate fuori il MacGyver che è in voi.

Se scattate con una reflex magari equipaggiata con un luminoso obiettivo, non pensate di essere a posto solo perché i 3 o 4 Kg di apparecchiatura non si sposteranno con il vento. Per esperienza personale la cinghia della tracolla può giocarvi gli scherzi peggiori.

Se si muove libera e svolazzante ad un vento teso, visto che di solito è bella larga, finirà per fare da bandiera e riuscire a muovere la fotocamera nonostante il peso. Ma l’aspetto ancora più subdolo, anche con solo una leggera brezza, è che svolazzando potrebbe finire davanti all’obiettivo nel momento dello scatto, rovinandolo.

Vi basterà assicurarvi di bloccarla anche solo posandoci sopra il corpo della reflex, per evitare questi fastidiosi inconvenienti.

© Roberto Carnevali

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© Riproduzione riservata

Fonte: cameranation.it

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